Per comprendere quali siano i programmi del governo italiano per aiutarli “a casa loro” basta ripercorrere la giornata di ieri, quando la presidente del Consiglio Giorgia Meloni s’è intrattenuta per stringere le mani lordate di sangue di Khalifa Haftar, fresco di condanna come criminale di guerra l’anno scorso in un tribunale della Virginia.
È lo stesso Haftar che fu braccio armato di Gheddafi nel Ciad. Fatto prigioniero dai ciadiani prima di essere liberato dagli Usa dove si trattene giusto il tempo di aspettare la caduta del “dittatore libico” (qui da noi si diventa dittatori solo quando si diventa inutili) per tornare in Libia a tentare golpe a ripetizione.
Il curriculum sanguinario non ha impedito a Haftar di varcare le soglie di Palazzo Chigi. Per il governo italiano “l’uomo forte della Cirenaica” è un “tappo”. Chiedono a lui di bloccare le partenze dalla regione (10mila su 17mila nel 2023 secondo i dati ufficiali del governo). Non è troppo difficile immaginare quali siano i metodi che Haftar sia disposto a utilizzare. Ma questo non conta. Ci si affida alla memoria molle degli italiani che dal 2017 digeriscono il memorandum libico firmato dall’ex ministro del’Interno Minniti. Non sarà difficile firmarne un altro anche con lui.
Non è nemmeno difficile immaginare quali potrebbero essere i dettagli dell’accordo. Al ras libico interessano i soldi e i mesi per “contenere le partenze”, che è la formula diplomatica per condonare le illegittime detenzioni e le violenze. Giorgia Meloni penserà di avere trovato un alleato fedele – lo pensano da anni della cosiddetta Guardia costiera libica – e invece sta semplicemente legittimando l’ennesimo signorotto di una Libia che è una polveriera di autocrati locali che cercano un equilibrio nazionale.
Haftar però non ha nessun interesse nel bloccare le partenze. Haftar, come tutti gli autocrati a cui l’Europa prova ad appaltare il controllo delle frontiere, esiste ed è potente proprio grazie alle partenze. I migranti sono la leva con cui ha potuto fregiarsi di un incontro ufficiale con la presidente del Consiglio italiana e con il ministro degli Esteri italiano.
Può bastare un particolare. Ieri Giorgia Meloni ha stretto le mani insanguinate di Haftar per chiedergli di bloccare le partenze dalla Cirenaica che secondo diverse fonti locali è gestita da Saddam Haftar, figlio del generale. Eccoci qui.
Buon venerdì.