L’Europa ancora una volta mette impietosamente in luce i drammatici paradossi della legge italiana. In questo caso ad essere nuovamente messa in discussione è la legge 40 che viene in parte bocciata dalla Corte Europea perché lederebbe il diritto al rispetto della vita privata e familiare. A scoperchiare il pentolone è una coppia che dopo il pronunciamento di oggi dovrà essere risarcita dallo Stato con 15mila euro per danni morali e 2.500 euro per le spese legali.
Il nocciolo della questione è all’interno della normativa nel punto in cui si sancisce l’impossibilità per una coppia fertile, ma portatrice sana di fibrosi cistica di accedere alla diagnosi preimpianto degli embrioni, quando un’altra legge dello Stato permette alla coppia di accedere ad un aborto terapeutico nel caso in cui il feto fosse affetto da fibrosi cistica. Semplificando nel nostro Paese la donna deve prima farsi impiantare l’embrione, successivamente si può verificare se è affetto da fibrosi cistica e in caso accedere ad un aborto terapeutico con i conseguenti disagi fisici e psicologici per la donna.
Si riapre per l’ennesima volta una discussione che una volta per tutte dovrebbe essere affrontata con serietà e senza strumentalizzazione politica. Temi tanto delicati non dovrebbero essere utilizzati per assicurarsi bacini elettorali ed è per questo che ci auguriamo che l’attuale Governo attui immediatamente provvedimenti concreti che possano correggere le linee della legge 40 in previsione di una riscrittura da parte di un nuovo esecutivo politico e non tecnico.
Lo scrive Monica Cerutti. E, come va di moda, ora ce lo chiede l’Europa.