Non so se siano già confermate e quindi ufficiali e spero tanto di no per avere ancora tutto il tempo per rifletterne ma le nomine nella nascitura Commissione Antimafia del Consiglio Regionale Lombardia sono un punto politico su cui tutti (tutti) ci giochiamo la faccia. Lasciamo perdere che la Commissione sia stata ripetutamente richiesta e accolta sempre con sorrisi nell’epoca formigoniana per poi tornare alla ribalta nel kit pubblicitario del Maroni 2.0 ex Ministro dell’Interno dell’antimafia del fare (e qui mi sarebbe piaciuto un dibattito, cazzo, perché sulla Commissione antimafia del Comune abbiamo fatto le pulci a Pisapia, abbiamo contato i peli nell’uovo, un eufemismo eh, e poi senza colpo ferire permettiamo al nuovo governatore della Lombardia di fregiarsi impunemente di una composizione liscia e accordata senza colpo ferire) ma la campagna elettorale aveva il dovere, in Lombardia, di raccontare la gravità delle accuse di ‘ndrangheta a carico di Domenico Zambetti e più in generali in diversi settori economici e politici. L’avevo consigliato anche qui, un bel po’ di tempo fa.
Per questo la nomina di Umberto Ambrosoli come membro nella Commissione Antimafia lombarda è un atto imprescindibile di continuità con i temi che abbiamo sostenuto in campagna elettorale e allo stesso modo deve avere una rappresentanza di punta da parte del Partito Democratico: perché sarebbe ora di smettere di essere tromboni antimafiosi in campagna elettorale e poi ritenere l’antimafia come tema minore nell’amministrazione della cosa pubblica. Gli elettori non lo perdonerebbero e io (perché valgo uno, no?) nemmeno.