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Alla conferenza stampa con Carlo Calenda in cui Enrico Letta annunciava l’ingresso ufficiale di Azione nel “campo largo” sostenuto dal Partito Democratico il segretario del Pd ostentava sicurezza sugli altri alleati: “Come Pd abbiamo e continueremo la discussione sia programmatica, sia per la campagna elettorale, con altre liste, sono liste con cui abbiamo un rapporto fondamentale. C’è su questa una asimmetria nel rapporto fra Pd, Azione e Più Europa. Staremo insieme ma il rapporto che abbiamo con le altre liste lo consideriamo solido”.
L’ammucchiata di Letta e Calenda è già a pezzi. Fratoianni e Bonelli chiedono di rinegoziare gli accordi
Letta sbagliava. Da lì a qualche ora il comunicato di Sinistra Italiana e Verdi parla chiaro: “Prendiamo atto dell’accordo bilaterale tra Partito democratico e Azione/+Europa, non ci riguarda e non ne condividiamo nel merito delle questioni programmatiche. Chiediamo un incontro al Partito democratico per verificare se ancora ci sono le condizioni di un’intesa elettorale che coinvolga l’alleanza tra Verdi e Sinistra”.
L’incontro tra Letta, Fratoianni e Bonelli, che ieri avrebbe dovuto sciogliere le riserve, non c’è stat I
Le tensioni tra Letta e la coppia Fratoianni-Bonelli sono serie. L’incontro che ieri avrebbe dovuto sciogliere le riserve non c’è stato. Ieri l’alleanza Verdi-Sinistra ha “deciso di rinviare l’incontro con il segretario del Pd Letta alla luce delle novità politiche emerse. Registriamo – scrivono in un comunicato – comunemente un profondo disagio nel Paese e in particolare nel complesso dell’elettorato di centro-sinistra. Essendo cambiate le condizioni su cui abbiamo lavorato in questi giorni, sono in corso riflessioni e valutazioni che necessitano di un tempo ulteriore”.
I motivi sono molti. C’è il fastidio per come la trattativa tra Letta e Calenda si è sviluppata: “Questa trattativa un po’ curiosa che si concentrata molto sui collegi, era partita con un veto. Ho sfidato personalmente Carlo Calenda a mettersi in gioco. Noi non abbiamo paura a metterci in gioco e correre sul proporzionale. La nostra proposta politica – ha spiegato Fratoianni – non è negoziabile. Per questo consideriamo questo accordo legittimo, perché è bilaterale, ma in nessun modo vincolante sul tema programmatico della proposta politica”.
A Bonelli e Fratoianni non interessa “il diritto di tribuna” che il Pd vorrebbe garantire ai leader dei partiti nell’alleanza elettorale: “Qualsiasi ipotesi che contempli un diritto di tribuna non ci riguarda, non ne abbiamo bisogno. Come abbiamo sempre fatto intendiamo guadagnare uno spazio politico a partire dalla capacità di costruire consenso sulla nostra proposta politica”. Dello stesso parere è anche Bonelli che dice: “Non siamo interessati ad alcun diritto di tribuna, il diritto ce lo conquisteremo con il voto degli elettori e delle elettrici”.
Nella giornata di ieri si sono intensificate le riunioni di Verdi e Sinistra Italiana e nel pomeriggio sembra essersi fatta più forte l’ipotesi di rompere l’accordo con il Pd. Ci sono, tra l’altro, anche le molte voci critiche che si levano nei due partiti. In Sinistra Italiana l’alleanza con il Pd di Letta – che era già ostica – è contestata da quelli che trovano improponibile presentarsi con Gelmini e Carfagna.
Nei Verdi molti iscritti e simpatizzanti chiedono a Bonelli come si possa coniugare la politica del partito come Azione che nel programma punta forte sul nucleare. A questo si aggiungono i movimenti a sinistra del Pd, con De Magistris che oggi presenterà programma e simbolo dell’Unione Popolare, e con il Movimento 5 Stelle che molti vedono come alleato naturale ben più dei liberali.
Fratoianni e Bonelli si ritrovano in una strada strettissima: se confermeranno il loro accordo con Letta dovranno tornare dall’incontro con il Pd con risultati importanti da offrire ai propri elettori (come ha fatto Calenda con i suoi) altrimenti finiranno per essere considerati solo una “stampella”, un’operazione di leftwashing e greenwashing regalata al “campo largo”.
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