C’è un preciso progetto politico nel lasciare allo sbando un ufficio che si occupa di criminalità organizzata? Se lo chiedono gli agenti della Dia e lo hanno chiesto al ministro Cancellieri inviandole una lettera. Una lettera disperata, dai contenuti forti, di chi ancora crede nel proprio lavoro e spera, quantomeno, di trovare risposte. Perché se la Direzione vuol essere seppellita e dimenticata, lasciando carta bianca alla criminalità, qualcuno deve metterlo nero su bianco:
Agghiacciante poi scoprire che vengono creati gruppi di lavoro ad hoc, esterni alla Dia che si appropriano di sue competenze specifiche. L’ufficio della Direzione che controlla i flussi di appalti e di grandi opere, in situazioni ad esempio come quelle post terremoti – in cui l’investimento nel mattone diventa un’attrazione irresistibile per riciclare il denaro delle mafie – non viene utilizzato.
Al suo posto si creano team per fronteggiare le emergenze (attualmente quella del dopo terremoto in Emilia, tanto per fare un esempio) che fanno capo alla Criminapol. Gruppi di lavoro pagati extra quando già ne esiste uno creato proprio per fare quel tipo di investigazioni. Un’assurdità. E allora gli agenti della Dia domandano al ministro dell’Interno: “Cui prodest il ritorno alla frammentazione di informazioni se non alla mafia stessa e ai suoi sostenitori?”. Già: a chi?