Il Comitato promotore della Marcia PerugiAssisi per la Pace ha presentato ieri il documento con cui raccoglie l’appello di Papa Francesco per fermare la guerra con le proposte di iniziative per la politica. È un documento da tenere in tasca per ogni occasione in cui alcuni innamorati della guerra ritirano fuori la solita tiritera dei “pacifisti che vorrebbero la resa dell’Ucraina”.
Pacifisti che non esistono se non nelle teste e nelle bocche di chi, fregandosene anche degli ucraini, utilizza l’invasione russa come manganello contro gli avversari politici.
L’appello
“Alla politica chiediamo di raccogliere l’appello di Papa Francesco e fare tutto ciò che è in suo potere per ottenere l’immediato cessate-il-fuoco”, scrivono gli organizzatori della marcia che si svolgerà nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 2023 in solidarietà con le vittime innocenti di questa e di tutte le altre tragiche guerre che continuano a devastare la famiglia umana e il pianeta. “Non è vero che non possiamo fare niente di diverso da quello che stiamo facendo. Non è vero che non ci sono alternative alla guerra. Non è vero che non c’è spazio per il negoziato politico”.
Alla politica si chiede di riconoscere che “è interesse degli ucraini ma anche dei russi e nostro che la guerra finisca al più presto e che si cominci a costruire la pace con “soluzioni concordate, giuste e stabili”, che “l’invio nel campo di battaglia di armi sempre più potenti e sofisticate alimenta l’escalation militare, moltiplica gli orrori e innalza il livello dello scontro”, che “i cittadini europei sono sempre più preoccupati per l’estensione della guerra e l’aumento della povertà e, in particolare, la maggioranza degli italiani è contraria ad ulteriori invii di armi e all’ingresso in guerra della Nato” e “è sempre più urgente decidere come impedire l’estensione della guerra al resto dell’Europa e del mondo con uno scontro aperto tra Russia e Nato e che le tensioni internazionali ci portino, come ha denunciato Papa Francesco, all’autodistruzione”.
Ricordano alla politica “il dovere (anche costituzionale) di assicurare la pace e di proteggere i cittadini” come sancito dalla Costituzione italiana, dalla Carta delle Nazioni Unite e dal Diritto internazionale dei diritti umani.
La pace che si dovrebbe costruire – scrivono – comprende il ritiro dell’esercito russo dall’Ucraina, il ripristino della legalità internazionale, il rispetto del diritto all’autodeterminazione dei popoli e il dispiegamento sul terreno di una Operazione di Pace delle Nazioni Unite istituita con Risoluzione del Consiglio di sicurezza e con il compito di svolgere un’azione di interposizione, monitorare la cessazione delle ostilità, verificare il ritiro delle truppe russe, assicurare l’accesso umanitario alle popolazioni civili e il volontario e sicuro ritorno delle persone sfollate.
Dialogo e confronto
Tra le proposte anche l’istituzione di una Commissione per la Verità e la Riconciliazione sotto l’egida delle Nazioni Unite (guerra 2014-2023), la ricostruzione di un sistema di sicurezza in Europa (il dialogo multilaterale dovrà portare ad una “Helsinki 2” come proposto dal Presidente Mattarella nel discorso pronunciato all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa il 27 aprile 2022) e l’allestimento del sistema di sicurezza collettiva previsto dal capitolo VII dalla Carta delle Nazioni Unite.
Per questo il documento insiste sull’iniziativa politica dell’Ue, dell’Osce e su un’iniziativa politica dell’Onu promuovendo un serio dialogo con la Cina. Il Comitato specifica che “documento è volutamente incompleto perché la ricerca della via della pace è un processo collettivo, un cammino che dobbiamo fare in tanti”. Altro che “resa dell’Ucraina”.
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