Con l’Agenzia Parlamentare per l’Informazione ho scambiato due battute sul mio libro ‘L’innocenza di Giulio’. Perché (per fortuna) un libro può ancora dire di più, di politica, di un comunicato stampa. E provare ad essere letteratura, insieme.
(AGENPARL) – Roma, 08 ago – “Io ho 34 anni e a quelli della mia età la storia di Andreotti non l’ha raccontata nessuno. Quello che abbiamo carpito da politici e intellettuali sono analisi sempre molto strumentali. Mi piaceva partire dai fatti: dalla bugia bipartisan sull’innocenza di Andreotti. Questo dimostra che il nostro Paese non riesce ad avere un atteggiamento critico rispetto alle bugie, quindi dopo un po’ che vengono ripetute si accettano come verità”. Così Giulio Cavalli, autore del libro “L’innocenza di Giulio” (ed. Chiarelettere) spiega l’idea di raccontare la vicenda del noto politico italiano. Cavalli è consigliere di Sel alla Regione Lombardia e autore di diversi testi teatrali che si occupano di denunciare pagine ancora avvolte da una zona d’ombra della nostra storia.
C’è un aspetto della vicenda andreottiana che ha catturato la tua attenzione?
Andreotti è una persona che mente, ma non solo dal punto di vista giudiziario, dal punto di vista della politica e della memoria storica si è seduto con gli uomini di mafia. Ha trattato con gli uomini di mafia, ha trattato finchè ci è riuscito, mollata perchè la mafia non accettava più di essere soggiogata. Ha saputo di omicidi che stavano per essere eseguiti e non ha fatto nulla. Ha utilizzato Cosa Nostra per gestire il consenso e organizzare il voto su alcuni territori. Oggi alcuni miei coetanei considerano Andreotti uno statista.
Nel libro c’è un’elencazione delle persone che sono venute in contatto con il politico Giulio Andreotti, spesso personaggi dal passato discutibile. Quello che vedi oggi intorno a te somiglia un po’ al passato?
Si perchè nonostante la vicenda Andreotti, non abbiamo imparato a distinguere i confini tra politica e opportunità. A me non interessa che Giulio Andreotti sia colpevole in Cassazione, a me interessa che questo Paese possa coltivare una generazione che sappia giudicare l’inopportunità e la non tollerabilità di fare politica per persone come Andreotti e molti altri. Quello dell’opportunità è un principio che non deve passare attraverso i tre gradi di giudizio, è lo spirito critico di una cittadinanza che ha il dovere di interessarsi alla politica e di controllare i suoi politici, altrimenti come diceva Pericle sono dei cittadini inutili al vivere civile.