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Lo chiamano “controllo dei confini” ma è la concimazione dei dittatori

«Smettetela di dare soldi alla Tunisia. Smettetela di fare affari sui nostri corpi. Noi lottiamo per la giustizia. Per la libertà. Tutti devono vedere quello che accade, la guerra che fanno contro gente innocente e disarmata. Solo sofferenza. Solo sofferenza. Smettetela di dare soldi alla Tunisia. Qui non possiamo fare niente. Non possiamo affittare una casa. Non possiamo lavorare. Non possiamo chiedere asilo. Nessuno ci fa fare niente. Siamo spinti ai margini dove ci sta solo persecuzione. Persecuzione. Che i leader del West Africa aprano gli occhi. Fate qualcosa. La donna italiana (Meloni) sta pagando la nostra persecuzione. Deve finire. basta». 

Questo è uno dei messaggi arrivati il 19 agosto da alcuni cittadini gambiani in Tunisia alla rete LasciateCIEntrare. In Tunisia, nei pressi di Sfax, la guerra contro i migranti si trascina dal 2015 e ha avuto una significativa accelerazione con la legittimazione europea degli accordi firmati tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente tunisino Kaïs Saïed. 

«In molti casi dopo aver distrutto tutto, caricano le persone sugli autobus e le portano nel deserto. Coloro che si salvano dai rastrellamenti vanno in giro in cerca di cibo ed acqua, ma la popolazione ha paura e chiude loro le porte, soprattutto perché sono tante le persone della società civile che, dopo aver fornito aiuto, sono state incarcerate».

Dal 2011 a oggi il governo tunisino ha ricevuto dall’Ue più di 500 milioni di euro. Denaro utilizzato per fortificare la deriva sicuritaria di un governo che ha sciolto il consiglio della magistratura e che ha stravolto la Costituzione. Lo chiamano “controllo dei confini” ma è la concimazione dei dittatori. 

Buon venerdì. 

Nella foto: frame del video pubblicato da LasciateCIEntrare

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