Il prode Matteo Salvini di fronte ai giornalisti appena aveva saputo di essere stato denunciato da Carola Rackete, all’epoca dei fatti comandante della Sea Watch 3, la nave della Ong tedesca impegnata nel soccorso di 53 migranti nella zona Sar libica il 12 giugno 2019, aveva testualmente detto: “Non vedo l’ora di incontrarla in tribunale […] una che ha provato a uccidere militari italiani”.
Nel frattempo sono accadute un po’ di cose. Carola Rackete è stata assolta da ogni accusa perché, dice la sentenza, “ha agito nell’adempimento del dovere perché non si poteva considerare luogo sicuro il porto di Tripoli”. Anche lo “speronamento” raccontato da politici e giornalisti era una bufala. Una bufala che – tra l’altro – ieri Giorgia Meloni ha ripetuto in Parlamento, senza nemmeno un briciolo di vergogna.
Ieri il Senato ha votato per salvare Salvini dal processo che non “vedeva l’ora” di affrontare. Per i partiti di maggioranza (Italia Viva si è astenuta) i giudizi di Salvini sono “parole coperte da insindacabilità”. Sapete quali erano i “giudizi” del ministro? “Zecca tedesca“, “complice degli scafisti e trafficanti” e “sbruffoncella”.
È vero che dal leader della Lega non ci si aspettano disamine elaborate ma definire giudizi degli insulti è piuttosto ributtante, se non fosse che a farlo sono gli stessi partiti che votarono Ruby nipote di Mubarak. Capitan Coraggio alla fine è scappato. Aveva promesso di difendere sé stesso e il Paese e invece si è rivelato solo un disertore. Per di più libero di diffamare. Finché dura.
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