“Combattere l’immigrazione illegale, combattere le reti di trafficanti, ci consente soprattutto di offrire nuove opportunità di migrazione legale, noi infatti dobbiamo interrogarci su come possiamo cogliere i i frutti positivi delle migrazioni e questo è possibile soltanto con una gestione fondata sulla cooperazione tra di noi”. Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un passaggio del suo intervento alla Farnesina durante il convegno sulle migrazioni. “Il sostegno a profughi e rifugiati è un dovere al quale nessuno può sottrarsi, nel pieno rispetto del diritto internazionale – ha aggiunto la leader di Fratelli d’Italia – chi fugge dalle guerre, chi fugge dal terrorismo, dalla fame, dalle catastrofi naturali, ha il diritto di mettersi in salvo anche quando questo comporta attraversare i propri confini”.
Se Giorgia Meloni avesse pronunciato anche solo qualche grammo di queste frasi in campagna elettorale ora non sarebbe dov’è. Sarebbe stata considerata troppo “morbida” da un bella fetta dei suoi elettori. Del resto è proprio il cattivismo l’incipiente di qualsiasi sfondamento elettorale a destra. Matteo Salvini è stato quel Matteo Salvini perché “ha il coraggio di fare cose che gli altri non vogliono fare”. Ci si aspettava da lui che “chiudesse i porti”, che punisse gli stranieri (soprattutto quelli neri) e che maledisse l’Europa sbattendo la porta. Salvini si è scontrato con la realtà ed è stato soppiantato da Giorgia Meloni.
Ora tocca a lei. Dopo la propaganda la presidente del Consiglio si schianta contro due scogli ineludibili: le leggi che obbligano ad accogliere e salvare le vite (che tutt’ora non sono rispettate dall’Italia e dall’Ue) e il “bisogno” di immigrati per sostenere l’economia e il vivere civile. Così Giorgia Meloni si ritrova a pronunciare gli stessi concetti dell’ odiatissima Boldrini. Perché alla fine irrompe sempre la realtà.
Buon lunedì.