C’è un lobbista della sanità – il suo motto è “pagato per insistere”, ma poi a sua volta pagava anche lui, eccome – che per sette vacanze riesce a spendere – solo di carte di credito – oltre 200mila euro. C’è un governatore – Roberto Formigoni – che a quei soggiorni di piacere organizzati dal suo amico Pierluigi Daccò ha partecipato, e oggi li definisce “vacanze di gruppo dove alla fine ognuno pagava qualcosa”. Poi ci sono 450 milioni di fondi extra che in sette anni la Regione Lombardia ha versato al San Raffaele e alla Maugeri: un fiume di denaro che – sospettano i magistrati, ma su questo punto non ci sono ancora capi di imputazione – potrebbe avere ingrossato i conti dello stesso Daccò, già accusato di aver distratto dalle casse della Fondazione Maugeri 70 milioni di euro e per questo in carcere da cinque mesi. Non soltanto il gran cerimoniere ciellino, però. La procura di Milano vuole capire se e chi altri, oltre a Daccò e al suo socio Antonio Simone, anche lui agli arresti, possano avere tratto vantaggi dai favolosi “mandati di pagamento” disposti dal Pirellone sotto forma di “funzioni non tariffabili” (soldi assegnati “con margini di discrezionalità”, e proprio per questo ritenuti “interessanti” ai fini delle indagini).
Leggere le notizie dei giornali su Regione Lombardia è uno stillicidio. Mentre aspettiamo che Formigoni ritrovi le ricevute proviamo però a dire qualcosa: ripensare la gestione del sistema Formigoni significa anche non cadere nella tentazione di riproporne un altro simile nei meccanismi. Ho la sensazione, a volte, negli incontri che ci capita di fare, che qualcuno voglia convincerci che basti promettere politici più etici per essere credibili dimenticando che i lombardi vogliono risposte soprattutto sugli ingranaggi che permettono ai faccendieri di turno di acquisire tanto potere. La privatizzazione è tutta nelle pieghe in cui i Daccò di turno riescono ad agire indisturbati perché ci dicono che San Raffaele e tutti i San Raffaele di Lombardia sono privati e quindi non ci si può permettere di mettere mano ai bilanci. E’ lo stesso annoso problema che ritroviamo ad ogni curiosità in commissione d’inchiesta che proprio sulla vicenda San Raffaele è stata istituita in regione.
Allora la domanda sorge spontanea: qualcuno che proponga una legge per obbligare le fondazioni che ricevono i fondi pubblici a un controllo totale sulla gestione dei propri bilanci? Si, noi.
Qualcuno dirà che è un’invasione di campo: bene, se qualche fondazione sanitaria si sente offesa può tranquillamente continuare a lavorare sulle proprie gambe senza i fondi regionali. Così non si sentirà spiata.
Qualcun altro ci dirà che forse sarebbe meglio smetterla proprio di dare i soldi alla sanità privata e dedicarsi al pubblico. Ed è quello che pensiamo anche noi.