Per fortuna a Brescia ci sono i ragazzi della Rete Antimafia di Brescia. Per fortuna, davvero. Perché un ex consigliere regionale della Lega Nord, Enio Moretti, suo fratello e i fratelli Rocco e Vincenzo Natale (che compaiono in più di un documento investigativo come vicini ad ambienti ‘ndranghetisti) sono stati condannati per un sistema illegale basato sull’emissione di fatture gonfiate (milionarie) e crediti d’imposta inesistenti utilizzati da una galassia di società satellite per pagare in modo illecito i contributi dei dipendenti tramite compensazione. E però l’hanno scritto in pochi. Tranne loro. Eppure sarebbe facile chiedere all’antimafioso Maroni e all’integerrimo Salvini come mai ancora una volta la Lega si ritrova vicino alla ‘ndrangheta così lontana dalla Padania che ci raccontano.
Come scrive bene la Rete Antimafia nel suo sito:
Nel più totale silenzio da parte dei media cittadini proseguono le udienze del processo nato dall’indagine “Lupo” e che vede alla sbarra l’ex Consigliere Regionale leghista Enio Moretti, suo fratello e, fra gli altri, i fratelli calabresi Rocco e Vincenzo Natale.
Un processo che sta mettendo in luce un intricato intreccio di rapporti tra l’ esponente della Lega Nord bresciana ed i due fratelli Natale, già noti alle cronache per le loro frequentazioni nel mondo della criminalità organizzata calabrese.
Molto interessante l’udienza odierna, durante la quale abbiamo potuto ascoltare le parole del Luogotenente della compagnia di Chiari della GdF Antonio Romano, coordinatore delle indagini.
Per un approfondimento sul dibattimento vi rimandiamo alla prossima edizione del settimanale “Chiari Week” (unico organo di stampa presente oggi in Aula) in edicola venerdì, quello su cui invece vogliamo focalizzarci ora è la totale mancanza di attenzione da parte dei media bresciani.
Fa specie, molta specie, constatare come un processo che vede coimputati un esponente di livello della Lega (oltre che ex Consigliere Regionale Moretti era il segretario della sezione clarense e membro dello Staff dell’ex Senatore ed ex Sindaco di Chiari Sandro Mazzatorta) e due fratelli calabresi in odore di ndrangheta non desti interesse nelle redazioni dei quotidiani cittadini.
Non possiamo non essere critici nei confronti di un’informazione che non informa, perchè questa carenza, ormai cronica, è stata in parte responsabile dell’avvento silenzioso della criminalità organizzata sul nostro territorio.
Per combattere la mafia è necessaria una presa di coscienza da parte dei nostri concittadini, ed in questo i media hanno un ruolo fondamentale: se non funzionano loro non possiamo funzionare neanche noi.
Per questo motivo auspichiamo che il processo venga seguito con interesse ed attenzione da tutti i giornali cittadini.