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L’ombra lunga americana sul Nord Stream 2

Era il gioiello strategico del Cremlino, il gasdotto Nord Stream 2, ma non ha mai portato una molecola di gas in Europa. Il suo destino si è congelato sotto le sanzioni occidentali e poi esploso letteralmente nel settembre 2022, quando un sabotaggio ha squarciato le condotte nelle profondità del Mar Baltico. Ora, nella grottesca lotta agli avanzi di quel progetto miliardario, spunta un finanziere americano con un’idea chiara: comprarselo.

Stephen Lynch, imprenditore della Florida con una lunga storia di affari in Russia, ha avanzato la sua offerta. Non lo fa per beneficenza, ma per “controllare il futuro energetico europeo”. Ecco il paradosso: l’America che vedeva nel Nord Stream 2 una minaccia alla sovranità europea ora vuole mettere il cappello sullo stesso gasdotto che dichiarava tossico per l’indipendenza dell’Occidente.

Un sabotaggio senza colpevoli ma tanti sospetti

Le esplosioni che hanno danneggiato il Nord Stream 2 continuano a essere oggetto di indagini. Gli investigatori internazionali hanno considerato diverse ipotesi: un gruppo pro-ucraino potrebbe essere responsabile, piazzando le cariche esplosive sull’impianto come suggerito da tracce rilevate a bordo dello yacht che sarebbe stato utilizzato per il sabotaggio. Altre fonti puntano il dito contro un’operazione coordinata da ufficiali ucraini, mentre permangono sospetti su un possibile coinvolgimento russo o persino di altre potenze occidentali. Ad oggi, tuttavia, non sono state prodotte prove definitive. Il mistero rimane intatto, alimentando speculazioni che oscillano tra propaganda e verità indicibili.

Nord Stream 2: gli affari e l’offerta di Stephen Lynch

L’offerta di Lynch si aggira in un territorio minato. Il gasdotto è ancora formalmente di proprietà di Gazprom, ma bloccato da un fallimento in Svizzera. Sullo sfondo, le condotte danneggiate del Nord Stream diventano l’emblema delle nuove guerre energetiche: non più bombe e soldati, ma sanzioni, sabotaggi e aste fallimentari. È questa la nuova geopolitica, dove persino i rottami di un progetto russo diventano preziosi.

Lynch non è uno qualunque. Negli anni ’90, durante la crisi finanziaria russa, ha fondato Monte Valle Partners, acquistando asset immobiliari svalutati. Tra i suoi colpi principali figura un terreno vicino all’aeroporto Sheremetyevo di Mosca, successivamente rivenduto al governo russo. Più recentemente, nel 2022, Lynch ha acquistato la filiale svizzera della banca Sberbank, aggirando le sanzioni grazie a una licenza speciale ottenuta dal Tesoro statunitense. Questo episodio sottolinea la sua capacità di muoversi tra le maglie della burocrazia americana e di cavalcare le complessità del commercio internazionale.

Oggi, con l’acquisizione del Nord Stream 2, Lynch punta più in alto: trasformare un’infrastruttura in disuso in una leva strategica. Valutato 11 miliardi di dollari, il gasdotto rimane un simbolo geopolitico prima che economico. L’imprenditore sostiene che altri potenziali acquirenti potrebbero includere entità cinesi o russe, intensificando la corsa al controllo di una risorsa che l’Europa, almeno ufficialmente, non vuole più.

Nord Stream 2: una leva americana sull’Europa

L’ironia è crudele: nel 2022, gli Stati Uniti guidavano la campagna contro il Nord Stream 2, definendolo una trappola di Putin per dividere l’Occidente. Oggi, mentre l’Europa cerca disperatamente di diversificare le fonti energetiche, Washington guarda a quel tubo come a una leva di controllo. E Lynch, l’imprenditore solitario, incarna questa ambizione.

Il sabotaggio del 2022, però, rimane un mistero. È come se nessuno volesse davvero scoprire chi ha distrutto il gasdotto: troppa politica, troppi interessi, troppe implicazioni. Nel frattempo, le condotte rotte del Nord Stream 2 sono diventate un simbolo: non di un fallimento tecnico, ma di una vittoria americana. Perché alla fine, qualcuno pagherà per rimetterlo in piedi. E qualcun altro ci guadagnerà.

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