Gli schizzinosi ungheresi – pur abituati alle maniere forti dell’autocrate Orbàn – sono sorpresi che l’Italia si occupi del rispetto dei diritti umani nell’ambito di un processo in cui è coinvolto un suo cittadino. “È sorprendente che stanno cercando di interferire con un caso di tribunale ungherese dall’Italia”, dice il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó. “Questa signora presentata come una martire in Italia, è venuta in Ungheria con un chiaro piano di attaccare persone innocenti nelle strade come parte di un’organizzazione estremista di sinistra”, ha detto ancora il ministro ungherese che, secondo quanto rende noto il portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs, in visita a Roma “ha enfatizzato l’importanza della cooperazione italo-ungherese, specialmente in sicurezza ed economia, con l’Italia seconda destinazione dell’export ungherese, e sottolineando la crescente partnership tra le due nazioni”.
Il comunicato è da custodire perché è una perfetta ammissione di colpa del governo ungherese. C’è dentro il sovranismo dei diritti umani, lo stesso che sogna il nostro ministro Piantedosi quando vorrebbe applicarne di inapplicabili e così scrive decreti come il cosiddetto Cutro che si smontano cammin facendo. C’è l’idea giustizialista del processo come inizio della vendetta di Stato. Se un criminale è pericoloso merita un processo iniquo e violento, come sogna il capo della Lega Salvini, soprattutto contro coloro che non hanno colletti bianchi. E soprattutto c’è l’amicizia e l’affinità politica dichiarata con il governo Meloni, nonostante la fatica della presidente del Consiglio di recitare la parte della moderna europeista.
Buon giovedì.