Se è vero che Facebook è il nuovo luogo della campagna elettorale allora i numeri sono impietosi: per le elezioni in Emilia Romagna la candidata leghista Borgonzoni ha speso negli ultimi 30 giorni circa 45mila euro, 45mila euro la pagina di Matteo Salvini, circa 12mila euro il candidato di centrosinistra Stefano Bonaccini; in Calabria 7mila euro per il candidato Pippo Callipo (diviso tra il suo profilo personale e quello della lista) e 828 euro spesi da Matteo Salvini. Se non avete notato la mancanza di spesa da parte del Partito Democratico, no, non è una svista: il centrosinistra parla dell’abuso dei social da parte degli avversari ma evidentemente si scorda di usarli, i social. E vabbè.
La Commissione Europea e la pagina italiana di Save the Children hanno speso in pubblicità su Facebook per promuoversi in Calabria più di quanto abbia speso Salvini. Del resto basta leggere i giornali o guardare le trasmissioni televisive: le elezioni regionali in Calabria tornano utili per quel paio di giorni che seguono la maxi operazione di Gratteri e poi sono sparite. Che la commissione antimafia abbia poi segnalato come impresentabili due candidati del centrodestra (Giuseppe Raffa e Domenico Tallini, lista Berlusconi per Santelli) sembra interessare pochissimo.
Non conta che il Pd abbia nel governo un suo ministro per il sud. Niente. Il centrosinistra si affida all’imprenditore Pippo Callipo (che si proclama “né di destra né di sinistra” provocando brividi lungo la schiena) mentre il centrodestra ha buone probabilità di vincere con Jole Santelli, deputata forzista, nipote del ras socialista cosentino Giacomo Mancini, ex assistente di Cesare Previti e vicesindaco di Cosenza, quando la città finì in dissesto di bilancio. La campagna elettorale si svolge stanca sui soliti binari della politica che cerca voti nel mezzogiorno promettendo le stesse cose che si promettono da cinquant’anni. Nemmeno le sardine sembrano avere troppi interessi.
Intanto da Catanzaro arriva la notizia del rafforzamento della scorta al procuratore Gratteri poiché ci sarebbero segnali preoccupanti su un progetto di attentato. Un attentato che, basterebbe ascoltare le parole di Gratteri, farebbe comodo a un coacervo di delinquenti che non sono solo mafiosi, no. Ma Gratteri torna utile solo per farsi una foto con lui e lanciarla sui social. Solo per quello.
Se l’attenzione per il sud si misurasse dalla passione di questa campagna elettorale c’è da mettersi le mani nei capelli. Ma è la politica dello spettacolo, quella che si tuffa su Bibbiano, quella che insegue i like: figurarsi se c’è il tempo di essere seri.
Buon venerdì.
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Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.