Ma dai. In un momento storico in cui la destra si mette a fare la destra nell’accezione più becera la sinistra funziona. Che sorpresa. Mentre Giorgia Meloni accumula voti degli arrabbiati, dei mussoliniani nostalgici, di quelli che godono perché finalmente un uomo forte anche se donna i risultati delle elezioni europee scandiscono un concetto basilare: la politica si fa per prendere posizione e non per guadagnare posizioni.
Così Alleanza verdi e sinistra che molti giornali e molti commentatori politici imbiancati hanno sempre trattato come una pittoresca combriccola di idealisti incassa un risultato che è la somma dei cosiddetti liberali che occupano paginate di pensosi analisti. Le catene di Ilaria Salis che qualcuno considerava un argomento laterale hanno ottenuto un riscontro elettorale prevedibile in un Paese (il nostro) in cui le catene non sono d’acciaio ma stringono i polsi dell’informazione. Il modello di accoglienza che stava a Riace dimenticato e calpestato da certi giornalisti è presente e vivo.
Il Partito democratico che per qualcuno avrebbe dovuto liquefarsi sotto la guida di Elly Schlein ha guadagnato voti di persone che non avrebbero mai pensato di poterlo votare, spinti da candidature come quella di Cecilia Strada che sovvertono il paradigma del dibattito pubblico in questo Paese, parlando di vite in mezzo a quelli che sciorinano numeri, ricordando che i diritti umani andrebbero rispettati anche quando vengono appaltati.
Ma dai, la pace non interessa solo a coloro che la intendono come restituzione politica agli ex amici tiranni ma anche a chi la considera un’urgenza più dell’armarsi. Una cosa queste elezioni europee ce la dicono chiaramente: i cosiddetti liberali interventisti che non vedono l’ora di infiammare l’escalation escono malamente sconfitti con l’atavico vizio di aiutare le destre.
Buon lunedì.