Se mi chiedessero che spremuta di cuore bere per alfabetizzarsi sul movimento antimafia in Italia andrei a scegliere le parole senza troppe fioretti di una piccola testimone di giustizia. Qui, da noi, dove essere testimoni di giustizia significa smettere di fare ombra per sperare di sopravvivere, come se fosse una colpa raccontare la verità. Sono le parole di Rita Atria appuntate sul suo diario dopo la morte di Paolo Borsellino che per Rita era giudice, padre, protettore e speranza. Scriveva Rita:
«Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita.
Tutti hanno paura ma io l’unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento saranno uccisi.
Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi.
Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi ma io senza di te sono morta.»
Ecco: l’amore per la legalità e la giustizia è questa cosa qui, questo senso che gocciola dalle parole di un’adolescente. Studiatela, ricordatela Rita Atria, qui c’è il sito dell’associazione che ancora oggi, vent’anni dopo, se ne prende cura.