Ne scrive Luigi Franco per Il Fatto qui ma sembra tutto normale, chissà perché:
Il problema della sua assessora che non vuole rendere pubblica l’ultima dichiarazione dei redditi, il sindaco di Milano Giuseppe Sala lo ha derubricato a “problema personale”. Ma ora sul rifiuto di Roberta Cocco, ex top manager di Microsoft, di rispettare la legge sulla trasparenza del 2013 interviene l’Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone. L’Anac, secondo le pagine locali di Repubblica, ha infatti aperto un’istruttoria, inviando una lettera a Palazzo Marino con tanto di richiesta spiegazioni e invito ad adeguarsi.
Il caso è scoppiato settimana scorsa, quando i consiglieri comunali di Forza Italia e M5S si sono accorti che Cocco, cui Sala ha affidato la delega alla Trasformazione digitale, non ha ancora pubblicato sul sito del comune le informazioni sui suoi redditi e sul suo patrimonio. L’assessora dice che lo farà a partire dai redditi del 2016, ma per quelli passati non ne vuol sapere: “Nel 2015 – è la sua posizione – occupavo un’altra posizione lavorativa, i miei piani e i miei progetti erano lontani dal comune di Milano, motivo per cui non ho reso pubblica la mia situazione”. Però le norme introdotte nel 2013 impongono a chi ricopre cariche pubbliche di rendere disponibile la “copia dell’ultima dichiarazione dei redditi”, e quindi anche quella relativa all’anno precedente al mandato politico. L’obbligo deriva da uno degli obiettivi della legge sulla trasparenza, e cioè dare ai cittadini gli strumenti per capire se chi li governa ha aumentato in modo strano le proprie sostanze mentre ricopre una carica pubblica.
Visto il rifiuto dell’assessora, la segreteria generale del comune ha inviato una segnalazione al Nucleo interno di valutazione, un organismo formato da soggetti esterni all’amministrazione che ha la responsabilità di certificare la pubblicazione dei documenti sulla trasparenza e di segnalare eventuali anomalie all’Anac. Da qui l’istruttoria dell’autorità anticorruzione, che ora chiede conto a Palazzo Marino. Cocco rischia una multa di qualche migliaia di euro e una sanzione reputazionale, e cioè la pubblicazione del suo nome sul sito dell’Anac nella “lista dei cattivi”. Niente che finora l’abbia convinta a fare marcia indietro, tanto più che ha l’appoggio del sindaco Sala, anche lui inciampato in passato sulle regole della trasparenza, quando da numero uno di Expo ha omesso di dichiarare una casa in Svizzera, una in Liguria, e alcune quote societarie. Nei giorni scorsi il sindaco s’è limitato a dire cose del tipo: “Lascio alla Cocco la libertà di agire”, “vedremo cosa farà l’Anac, però è un problema personale della Cocco”, “capisco che è un obbligo di legge, ma capisco anche che, in generale, l’amministratore pubblico è sottoposto ad una attenzione che a volte non è logica. Qui stiamo parlando della situazione reddituale del 2015 e non del 2016, un momento in cui la Cocco l’ultima cosa che pensava era quella di occuparsi di cose pubbliche”.
Parole che, oltre a non tener conto delle regole, si scordano di una cosa: dietro tutta questa vicenda c’è pure un bel conflitto di interessi. Cocco infatti, prima di diventare assessore, era un’alta dirigente di Microsoft ed ha raggiunto i suoi colleghi di giunta con due mesi di ritardo proprio per chiudere tutte le pendenze che aveva con l’azienda. Pendenze non chiuse del tutto, se come ha ammesso lei stessa nei giorni scorsi attualmente è in aspettativa non retribuita, mentre “le azioni del gruppo Microsoft assegnate in precedenza ma non ancora maturate sono state congelate dal 1° settembre 2016, data del mio nuovo incarico, e lo saranno sino al 1° settembre 2017, data dopo la quale saranno definitivamente perse”. Cocco, dunque, un piede in Microsoft ce l’ha ancora. E nei prossimi mesi sarà proprio il suo assessorato a occuparsi per il comune di investimenti di 30 milioni per la gestione e il miglioramento dei sevizi informatici e di altri 2,3 milioni per la sicurezza informatica. Tutti settori di mercato in cui Microsoft è attiva.