È una voce che si sente nei bar. «Ma voi lo vedete il Pnrr?». L’avevano raccontato come la più ingente valanga di soldi riversata sull’Italia negli ultimi decenni e i cittadini ovviamente covano l’ambizione che in questo giro la vita cambi davvero: un enorme salto di qualità nelle infrastrutture, nei servizi, nella ripartenza di un’economia che ha stagnato per troppo prima di essere tramortita dagli anni della pandemia.
Il lavoro, ad esempio, avrebbe dovuto essere nuovo e con lo slancio inclusivo europeo. Gli operatori che vincono bandi del Pnrr devono assumere il 30% di donne e il 30% di giovani. È una priorità cosiddetta trasversale, una di quelle che dovrebbe capitare qualsiasi cosa accada. Openpolis ha fatto i conti ad aprile dell’anno scorso rilevando che il 69% dei bandi aperti fino ad allora non aveva previsto quote di assunzioni riservate a donne e giovani. A distanza di un anno – l’ultimo aggiornamento dei dati è del 4 aprile 2024 – e con molti più bandi e gare aperte, la situazione purtroppo è rimasta pressoché invariata. La maggior parte delle stazioni appaltanti ricorre alle deroghe. Di questi, il 42% ha dichiarato come motivo l’importo ridotto del contratto.
E quindi gli effetti limitati delle quote di assunzione rispecchiano le condizioni di maggiore svantaggio socio-economico ed educativo, di donne e giovani.
E così nel 2023 il 42,3% delle donne tra i 15 e i 64 anni di età risultano inattive. 1 su 4 giovani di 15-34 anni non lavorano e non sono inseriti né in un percorso di studio né di formazione (Neet). E sul tavolo rimangono quei 2/3 di bandi che non rispettano le priorità. «Ma voi lo vedete il Pnrr?»
Buon martedì.