In scena anche quest’anno (come tutti gli anni) a Rimini con il grande meeting di Comunione e Liberazione: uno dei totem del consociativismo che sembra intoccabile per non turbare le acque della politica, dell’economia, di Regione Lombardia, della sanità privata e naturalmente del signore (quello minuscolo venerato solo in preziosissimi crocifissi affissi). I professori della società orizzontale che poi non sa resistere al fascino verticale del potere politico (lo scrive oggi Di Vico sul Corriere) mentre coopta adepti e affari come una holding qualsiasi ma questa sì unta dal Signore.
Io non so fino a quando perderemo abbindolati contro questo cristo elettorale che viene crocifisso da una solidarietà solo tra sodali come nei clan meno etici e soprattutto non so fino a quando non avremo il coraggio di dirci laici almeno per il rispetto degli insegnamenti cristiani esposti come gadget dai mercanti del tempio. CL è, in Lombardia, la crosta che ha narcotizzato il merito e la trasparenza immolando Formigoni come presunto traditore dopo diciotto anni (18) di servilismo al guinzaglio. E poco conta che oggi il Celeste sia il pupazzetto lamentoso dell’anno; Letta e Lupi firmano le larghe intese come vangelo e ci condannano tutti ad essere streghe per il nostro voler essere di parte.
Siamo strani noi, ostinatamente non devoti al macchiavellismo cattolico scambiato per politica e fede. Sempre così laici da irretirsi per qualche condannato prescritto da Dio e noi che non ne eravamo computamente informati.