Emanuel Macron, qui da noi ritenuto da alcuni un luminare della politica, ha dimostrato in un sol colpo la naturale propensione di certi liberali, anche nostrani: fingere di voler sconfiggere la destra per mangiarsi voti a sinistra e infine governare con la destra con i voti incauti di chi ha creduto di concorrere all’altra parte della barricata.
Il fronte popolare che il presidente francese aveva evocato per arginare Marine Le Pen e il suo Rassemblemente National ha partorito Michel Barnier, esponente politico di destra di lungo corso, ex ministro degli Esteri ed ex Alto commissario europeo.
Il più anziano primo ministro nella storia della quinta repubblica francese (Barnier ha 73 anni) prende il timone in nome di “un governo di unificazione al servizio del Paese e dei francesi”, perifrasi che rimanda quasi sempre ad alchimie politiciste.
Il Nuovo fronte popolare, la coalizione di sinistra che aveva ottenuto il maggior numero di seggi alle ultime elezioni (pur restando molto lontana dalla maggioranza assoluta), rimane fuori dai giochi e promette battaglia. I macroniani di Renaissance (forti del loro misero risultato) accusano i socialisti di avere aperto la strada alla destra non appoggiando Bernard Cazeneuve. I liberali che accusano il centrosinistra di avere aperto la strada alla destra abbracciata dal loro leader è un antipatico vizio anche al di là delle Alpi.
Chissà che ne pensano i commentatori italiani che si sono sbellicati applaudendo il “capolavoro politico” del presidente francese che – a detta loro – avrebbe dovuto disinnescare Le Pen. Ora diranno che la soluzione è la “meno peggio”. E il meno peggio è il viatico migliore per il peggio, sempre.
Buon venerdì.
In foto il manifesto lanciato dalla France Insoumise che invoca le dimissioni di Macron