C’è l’impronta italiana nelle armi che in Egitto vengono usate per reprimere i diritti umani e l’uccisione del ricercatore italiano Giulio Regeni non ha fermato il flusso. Anzi l’ha rimpinguato. È il risultato del rapporto Made in Italy per reprimere in Egitto di EgyptWide, l’Ong egizio-italiana che si occupa di diritti umani. I ricercatori e le ricercatrici di EgyptWide hanno condotto un’analisi incrociata su dati provenienti da diverse fonti ufficiali e governative, arrivando a documentare il volume e il valore delle armi italiane piccole e leggere esportate in Egitto tra il 2013 e il 2021.
L’export di armi verso l’Egitto crollò dopo il caso della morte di Giulio Regeni. Ma dal 2019 è tornato a volare
L’uso di armi piccole e leggere italiane in violazioni dei diritti umani è stato indagato analizzando un campione di materiali audiovisivi di oltre 169 unità, dal cui studio sono emerse prove fotografiche dell’uso di Salw italiane nelle violazioni dei diritti umani in Egitto. Secondo il rapporto, tra il 2013 e il 2021, l’Italia ha esportato in Egitto armi piccole e leggere per un valore di circa 19 milioni di euro.
Il valore delle armi piccole e leggere autorizzate per l’esportazione verso l’Egitto nello stesso periodo potrebbe superare i 62 milioni, escludendo quello di munizioni e componenti di ricambio. Il materiale ricevuto dall’Egitto include oltre 30.120 revolver e pistole, più di 3.600 fucili e oltre 470 fucili d’assalto, a cui si aggiunge un numero imprecisato di carabine, mitragliatrici, munizioni, parti di ricambio e attrezzature per la direzione del tiro, tecnologie militare e software.
Tra il 2013 e il 2021, nonostante le conclusioni del Consiglio d’Europa dell’agosto 2013, con le quali i Paesi membri dell’Ue avevano concordato una sospensione delle forniture di armi all’Egitto alla luce delle gravi violazioni dei diritti umani, e in aperta violazione della legge italiana sul commercio di armi (L.1990, N. 185), nonché del quadro normativo europeo sull’esportazione di armi (Posizione comune 2008/944, da qui in avanti 2008/944/Pesc), l’Italia non ha mai interrotto la fornitura di armi all’Egitto.
Alcuni dei più comuni modelli italiani di armi piccole e leggere esportati nel periodo tra il 2013 e il 2021 (come i fucili Arx 160, prodotti dalla Fabbrica d’Armi Beretta S.p.A.), sono stati utilizzati nel contesto di esecuzioni extragiudiziali nel Sinai settentrionale; modelli italiani di armi piccole e leggere Beretta 70/90, Benelli SuperNova Tactical e Beretta 92FS sono stati utilizzati da militari e forze di sicurezza egiziane per intimidire e disperdere civili nell’ambito di operazioni di sicurezza urbana; fucili Beretta 70/90 sono stati utilizzati dalle forze speciali ad Al-Nahda e Rabaa Al-Adawiya, durante il massacro del 2013 in cui hanno perso la vita quasi mille civili.
Dopo il crollo di esportazioni di armi in Egitto (da 37 a 7 milioni) nel 2016 in seguito all’uccisione di Giulio Regeni dal 2019 in poi l’esportazione di piccole armi italiane ha raggiunto il suo picco. Dalle nostre parti le ingiustizie subite da nostri concittadini e la repressione dei diritti civili sono un ottimo motivo per rinforzare le collaborazioni. L’importante è mantenere un profilo impegnato e contrito di fronte alle ingiustizia e avere sempre pronto un discorso in occasione dei funerali e dei loro anniversari.
Poi quando irrompono i numeri, come in questo caso, la notizia potrà incagliarsi in qualche giornale che crede ancora nel proprio ruolo. Lo sdegno sui soldi insanguinati per il potere è un piccolo intoppo che si risolve facilmente. Questa è solo l’ennesima cicatrice sul corpo già morto di Giulio Regeni.
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