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Marce nere, censure e il silenzio delle istituzioni

Nelle ultime ore in Italia è accaduto che 300 fascisti abbiano marciato a Bologna, dove il governo ha concesso la città ai Patrioti e Casapound, due gruppi che andrebbero cancellati da qualunque parte si guardi la Costituzione. 

Poi è accaduto che la presidente del Consiglio e il suo vice, Meloni e Salvini, abbiano avuto il coraggio di attaccare “certa sinistra”. La leader di fratelli d’Italia ha definito “sinistra da salotto” coloro che ancora hanno lo stomaco e le energie di ribellarsi a questo fascismo strisciante che spesso trova il patrocinio dei partiti di maggioranza. Ha sputato in faccia agli stessi ideali che le permettono di sedere a Palazzo Chigi in una democrazia liberale piuttosto che essere costretta a ripetere le parole di Ines Donati “volli essere troppo virile e dimenticai che poi ero una debole donna”. 

Il ministro Salvini ha sfidato il senso del ridicolo sprecando fiato per chiedere la chiusura dei centri sociali, con un curioso strabismo per gli estremisti neri. Erano gli stessi centri sociali che il giovane Matteo frequentava nella sua prima giovinezza, quando non aveva bisogno di accarezzare i più bassi istinti nella speranza di galleggiare. 

Poi è accaduto che l’account ufficiale del partito di una presidente del Consiglio abbia scritto un post su X in cui ha attaccato Roberto Saviano definendolo “sciacallo”, “senza dignità”, “uno dei peggiori scrittori che l’Italia abbia mai conosciuto”. Sono gli stessi che hanno punito un professore dimostrando di non conoscere la differenza tra contestazione e censura. 

È ora di smettere di sottovalutare questi segnali. La democrazia non si difende da sola: tocca a ciascuno di noi fare la propria parte.

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