Un bavaglio sempre più stretto al diritto di cronaca. L’ultimo giro di vite arriva dal disegno di legge sulla diffamazione, che cancella il carcere ma introduce sanzioni fino a 50mila euro. E questo in un contesto già complicato dalle norme introdotte dalla riforma Cartabia che ha recepito la direttiva europea sulla presunzione di innocenza. La Federazione Nazionale Stampa Italiana non ci sta e parla senza mezzi termini di “bavaglio”.
Vittorio Di Trapani, presidente di Fnsi, c’è una reale compressione della libertà di stampa in Italia
“Ormai fare cronaca è diventato proibitivo. La Riforma Cartabia è stata un colpo molto duro. Con situazioni a macchia di leopardo poiché le procure hanno sensibilità diverse sul tema. In quella riforma c’è un grande errore di fondo: l’idea che cancellare il racconto anche nella fase di indagini sia un elemento di garantismo. È sbagliata. È interesse anche degli indagati che ci sia massima trasparenza sulle indagini. Non è vero che i garantisti devono essere contro il racconto o contro le intercettazioni. Più trasparenza c’è più riesci a garantire i diritti dell’indagato. Il primo pregiudizio che bisogna superare è l’idea che il garantismo stia solo da una parte. Non è vero. La verità è che si sta restringendo il diritto di cronaca con una serie di provvedimenti o di mancati provvedimenti”.
Però sulla presunzione di innocenza dicono di essersi allineati a una direttiva europea, la 2016/343…
“Fnsi ha presentato esposto alla Commissione europea perché la riforma italiana non rispetta la direttiva e aggiunge cose che non sono previste”.
Lo stesso discorso vale per il disegno di legge (ddl) presentato al Senato da Alberto Balboni (Fratelli d’Italia), presidente della Commissione Affari costituzionali? Anche in questo caso dicono “ce lo chiede l’Europa”…
“L’intervento che si sta tentando di fare sul ddl diffamazione non risolve i problemi per i quali l’Italia è indietro nelle classifiche sulla libertà di stampa e per cui la Commissione europea denuncia criticità. Nella relazione sullo stato di diritto la Commissione dice che il problema in Italia sono le querele bavaglio, la scarsa tutela delle fonti e del segreto professionale. Il ddl proposto da Balboni non risolve nessuno di questi temi ma semplicemente cancella il carcere. E quella non è una gentile concessione per improvvisa passione per l’articolo 21, è semplicemente l’attuazione di sentenze della Corte costituzionale e della Cedu. Quindi è un atto dovuto. Però nel frattempo aumentano le sanzioni a cifre insostenibili che di per sé diventano un deterrente alla scrittura, un bavaglio al diritto di cronaca. Quello che deve essere sempre molto chiaro è che il bavaglio non è ai giornalisti ma è il bavaglio messo al diritto del cittadino di essere informato”.
Addirittura
“È molto interessante la parola utilizzata in inglese: “slapp”, Strategic Lawsuit Against Public Participation. Slapp, ovvero ceffone: ed è un ceffone dato al diritti dei cittadini a essere informati. Poi, sciogliendo l’acronimo, si chiarisce che siamo di fronte a una strategia legale contro la partecipazione pubblica, contro l’interesse pubblico a sapere. Le querele bavaglio sono di fatto una via legale all’intimidazione. Quando prevedi come possibile sanzione a un giornalista ben 50mila euro molti colleghi precari mi dicono “quasi meglio il carcere”. E proprio qui c’è il pezzo relativo al “non fare”. Perché l’altro pezzo che manca per liberare il diritto di cronaca è intervenire sul precariato, intervenire su una giusta retribuzione, sull’equo compenso. Troppi giornalisti oggi sono sotto pagati. Ma su questo non si fa nulla. Come nulla si fa sulla tutela fonti. È evidente quindi che tutto questo limita l’articolo 21 della Costituzione”.
Quindi secondo voi il ddl non rispetta la reale volontà della Commissione europea
“Il ddl diffamazione così com’è ci allontana dall’Europa e dagli standard europei di libertà. Fnsi, insieme all’Ordine dei Giornalisti, ha predisposto alcuni emendamenti messi a disposizione di tutte le forze politiche, per chi vuole farli propri. Ma attenzione: il ddl Balboni è un testo radicalmente sbagliato che non risolve i problemi, anzi li aggrava. Quindi non basta qualche emendamento qua e là: quel testo è praticamente inemendabile. Per questo le modifiche che proponiamo sono un blocco unico”.
Ma il Paese si sta rendendo conto del rischio?
“Noi Fnsi e l’Ordine dei giornalisti ci stiamo muovendo compatti. Nel dibattito parlamentare vedremo come reagirà il Paese. E comunque, noi non ci fermeremo: senza una inversione di rotta – come annunciato dalla Segreteria generale Alessandra Costante – cominceremo una mobilitazione. Presto. Già a dicembre”.
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