Fanno sorridere questi capitalisti turboliberisti che d’improvviso diventano nazionalisti e per niente globali. I Berlusconi si lamentano della scalata di Bolloré al loro impero televisivo e improvvisamente il mercato globale (che hanno alimentato e elogiato per anni) diventa il peggiore dei mali. Insomma, questi sono liberisti solo se riescono a stare sulla cresta dell’onda del liberismo altrimenti diventano subito filocubani.
Coerenti con l’interesse personale, sempre: quando si è trattato di svendere i diritti dei lavoratori ci accusavano di avere uno sguardo troppo limitato e ora basta un francese come Bolloré per sentirli strillare urlando all’invasore.
E poi capitalisti ma per finta: il capitale fondamentale in questo Paese è la possibilità di mischiarsi con la politica rendendola convergente agli interessi della propria azienda. Liberisti a libertà alterna e capitalisti senza capitali. Perfetti. Bene così.