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Meloni alla corte dell’Orbán tunisino. Mentre Mattarella ricuce con Macron

Due viaggi, due modi di intendere la politica. Mentre il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella vola a Parigi per incontrare Emmanuel Macron, la premier Giorgia Meloni continua il suo tour africano, dopo Algeria e Etiopia, intrattenendosi due ore con il presidente tunisino, Kais Saied con l’obiettivo principale di “contenere” gli sbarchi.

Il capo dello Stato spegne le tensioni con Parigi. Intanto la premier Meloni stringe accordi con l’autocrate Saied

Mattarella è a Parigi per ricucire gli strappi degli ultimi mesi. A maggio il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, aveva definito Meloni come “incapace di risolvere i problemi migratori” scatenando le ire del ministro degli Esteri Antonio Tajani che aveva cancellato il suo viaggio programmato a Parigi. Pochi giorni dopo a buttare benzina sul fuoco era stato il capo di Renaissance, il partito del presidente Macron, Stéphane Séjourné.

“L’estrema destra francese prende per modello l’estrema destra italiana. Si deve denunciare la loro incompetenza e la loro impotenza. Meloni fa tanta demagogia sull’immigrazione clandestina: la sua politica è ingiusta, disumana e inefficace”, aveva detto Séjourné. Inevitabili le risposte piccate del governo italiano. “A me interessa quello che pensano gli italiani”, aveva risposto Meloni. Ma poiché la politica internazionale si fa con gli alleati che pesano (e la Francia è uno di questi) Mattarella fa sapere di essere in Francia per ribadire “i legami storici” tra i due Paesi e per confermare – dice la nota ufficiale – il “rapporto di fiducia e amicizia”.

Mentre il capo dello Stato mette una pezza agli errori diplomatici del governo, Meloni si intrattiene amichevolmente con il suo omologo tunisino, Saled, autocrate che ha portato il Paese ben lontano dal periodo delle ‘primavere arabe’ che sbocciarono proprio lì. Saied ha avuto parole positive per Meloni: “Sono molto felice di parlare con lei dei nostri problemi. Lo dico a voce alta, oggi lei è una donna che dice a voce alta ciò che altri pensano in silenzio”, ha detto il presidente tunisino prima di accoglierla.

Grandi cortesie anche da parte di Meloni che ha promesso cooperazione in materia energetica, ha annunciato lo stanziamento di 700 milioni per sollevare l’economia tunisina: “Ho raccontato al presidente Saied gli sforzi che stiamo facendo perché si arrivi a una conclusione positiva dell’intesa tra la Tunisia e il Fondo monetario internazionale. Noi la sosteniamo con approccio pragmatico. Anche in Ue ci siamo fatti portavoce per aumentare il sostegno al governo tunisino contro la tratta di esseri umani e l’immigrazione illegale, ma anche per finanziamenti e opportunità importanti a cui sta lavorando la Commissione Ue”, ha aggiunto Meloni.

L’obiettivo è fin troppo semplice: fare di Saied un nuovo Erdogan lautamente stipendiato per prendere in subappalto le frontiere europee. Spiega Meloni: “A maggio gli sbarchi sono diminuiti. Siamo di fronte alla stagione più difficile, non possiamo che essere preoccupati per i prossimi mesi e per questo dobbiamo rafforzare il nostro lavoro insieme. Noi in Tunisia siamo pronti a fare di più. Il nostro progetto di Piano Mattei vuole proprio parlare di una cooperazione che non sia paternalistica o predatoria, ma paritaria, che consenta a tutti di difendere i propri interessi nazionali”.

“Non vorrei che il mio Paese, patria del diritto e di una Costituzione pienamente democratica, si ritrovi, per meri calcoli elettorali o per inconfessabili simpatie politiche, a sostenere un regime che del diritto e della democrazia sta facendo carta straccia”, dice la dem Laura Boldrini. Rincara il segretario di Sinistra Italiana Fratoianni: “Non porterà nulla di buono né al popolo tunisino e alle sue aspirazioni democratiche né all’Italia, che a livello internazionale sarà ancora più isolata e si caratterizzerà sempre più come l’Ungheria del Mediterraneo”. Difficile dargli torto.

 

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