C’era questo bancario di Bitonto che al mattino navigava su internet, dava una scorsa alle notizie di politica, di sport e di costume e poi ficcava il naso nei conti correnti dei personaggi à la page per farsi i fatti loro e presumibilmente cullarsene con gli amici al bar.
Il bancario ficcanaso ha compiuto migliaia di accessi illegali, mostrando un’eterogeneità invidiabile tra i vari sport, tra le varie fazioni politiche, tra le diverse squadre. Evidentemente all’impiegato infedele interessava soprattutto essere sulla cresta della notizia, poter essere uno di quelli che ne sa sempre un po’ di più della gente normale.
La pratica è censurabile e fastidiosa, soprattutto perché nella geografia dei nostri conti correnti vi sono le traiettorie dei nostri comportamenti. E infatti il ficcanaso è stato licenziato e passerà guai grossi nei mesi a venire.
Tra gli spiati c’è ovviamente anche Giorgia Meloni, insieme a una folta schiera di politici, in virtù delle posizioni apicali raggiunte. Per il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti dietro quell’impiegato «ci sono manine nazionali, e magari anche qualcuna internazionale». Anzi Foti invita a guardare «dove tira il vento di sinistra». «Mi sembra anomalo – dice – che in Italia la sinistra taccia, e che questo scandalo non abbia riverbero in alcun contesto esterno».
In sostanza una presunta internazionale di sinistra avrebbe mosso un impiegato di Bitonto a spiare migliaia di calciatori e vip per attaccare il governo Meloni. E questo è tutto quello che c’è da dire sulla sindrome del complotto e sulla perdita del senso delle proporzioni.
Buon lunedì.