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Meloni vola dall’amico Orbán. Per isolarci ancora di più

Per vedere la fotografia della situazione basterebbero le parole rilasciate al Corriere della Sera dal parroco di Lampedusa don Carmelo Rizzo: “Siamo sul tragico, sul drammatico, sull’apocalittico. Non si sa cosa fare. Qui manca l’acqua, manca tutto, abbiamo aperto anche i saloni parrocchiali per accogliere i migranti, ma continuano ad arrivare a ritmi sempre crescenti. C’è confusione e amarezza, una provvisorietà disarmante che annienta; le forze dell’ordine tengono a fatica la calca di migranti sotto il sole. La situazione è grave, serve aiuto. Devono arrivare navi e aerei con soccorsi di acqua e cibo e per spostare queste persone, la gente di Lampedusa è preoccupata e disorientata, si va avanti a tappare le falle, a questi ritmi non si regge”.

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A Lampedusa nelle ultime 24 ore sono più di 110 gli sbarchi, più di 5mila persone sfiancate e tenute a stento assiepate sul molo in attesa di essere trasportate altrove. Lì di posto non c’è n’è più, da parecchi mesi. Il fallimento sulle gestione del fenomeno migratorio da parte del governo Meloni e dei suoi ministri Tajani, Salvini e Piantedosi è nei numeri e nelle persone. Ieri, nella notte, è morto anche un neonato di 5 mesi, caduto in acqua dopo il ribaltamento di un barchino. I soccorsi della Guardia costiera italiana sono arrivati troppo tardi. Anche lui verrà infilato nel cassetto delle “vittime collaterali” di una politica fallimentare su tutti i piani: quello umanitario, quello politico e quello internazionale.

La decisione di Germania e Francia di bloccare l’accoglienza di migranti dall’Italia e chiudere i confini è solo l’ultima puntata di un isolamento internazionale che Giorgia Meloni non riuscirà a nascondere a lungo sotto il tappeto. Gli accordi con la Libia (devastata in queste ore) e con la Tunisia non funzionano e non funzioneranno mai. Anzi, la firma celebrata da Meloni con la Tunisia ha avuto l’effetto inverso: la Tunisia di Al Saied ha iniziato a deportare i migranti casa per casa e li ha spinti nel deserto lasciandoli morire di sole e di sete. L’inevitabile terrore che si è sviluppato nella zona ha aumentato e accelerato le partenze e così l’unico risultato del governo italiano è quello di avere stretto i rapporti con l’ennesima autocrazia (dopo la Libia) che potrà usare i migranti come arma non convenzionale per chiedere più soldi al nostro paese.

Il ministro Antonio Tajani si finge sorpreso: “L’immigrazione è un problema europeo e deve essere risolto con la partecipazione di tutti i Paesi Ue”, scrive su X il ministro degli Esteri. E “le istituzioni comunitarie devono essere parte della soluzione. Si accelerino i tempi di attuazione degli accordi con i Paesi di origine e di transito”. Il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, spiega che l’Italia non può diventare “il punto di primo approdo e di unica ospitalità di una immigrazione che oggi è epocale quindi o l’Europa batte un colpo o diversamente lo dovrà battere autonomamente l’Italia, anche oltre quello che l’Europa sta facendo o non facendo. Indubbiamente – dice Foti – la posizione oggi del governo italiano non può essere anche di durissima fermezza perché gli italiani hanno gli stessi diritti degli altri cittadini europei: non si capisce per quale ragione l’Italia dev’essere abbandonata a sé stessa in ragione di una posizione geografica che tra l’altro vede nel Mediterraneo interessi di molte potenze”.

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Eppure il motivo dell’impasse è semplice, quasi banale. Meloni e la sua schiera hanno promesso agli italiani una soluzione impossibile e vietata dai trattati internazionali: chiudere i porti. Quando al governo si sono accorti di avere esagerato con la propaganda la presidente del Consiglio si è affannata per provare a bloccare i porti delle partenze, ripercorrendo i tempi in cui l’ex ministro dem Marco Minniti siglò i patti dell’orrore libici. Nel frattempo è stato completamente smantellato il sistema di accoglienza diffusa che in Italia consentiva di non ammassare i migranti: ecco perché ora le poche strutture esplodono.

Nel frattempo Meloni continua a giocare contemporaneamente sul tavolo della “europeista e atlantista” e sul tavolo dei peggiori sovranisti in Europa che sono i peggiori nemici dell’Italia opponendosi a qualsiasi tipo di accordo sulla ridistribuzione. Oggi, tanto per isolare ancora di più l’Italia, Meloni vola dall’amico Viktor Orbán. Il punto è che le due facce della premier configgono tra loro, riuscendo nella mirabile impresa di non portare a casa nessun risultato in nessuna delle due direzioni.

Il risultato finale è la situazione italiana di queste ore. Il partito della presidente del Consiglio intima all’Europa di intervenire. “Altrimenti faremo noi!”, minacciano da Palazzo Chigi mentre la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha ricordato come il lavoro sull’immigrazione si basi sulla convinzione che “l’unità sia alla nostra portata”, assicurando “sicurezza e umanità”. Solo che quando ci si risiederà in Europa ancora una volta l’Italia virerà verso la peggiore destra per fare saltare tutto. E così Meloni potrà rimettersi nei panni dell’italiana che strilla contro l’Ue. Come un serpente che si morde la coda, mentre il dramma continua.

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