Le pietre di inciampo che continuiamo a calpestare senza rendercene conto sono in fondo al mare, sono congelati su barchini di fortuna e ai bordi dell’Europa. Celebrare la giornata della memoria senza rendersi conto che i campi di concentramento oggi sono in Libia, profumatamente pagati dal governo italiano, è la macchia sulle celebrazioni di questa giornata della Memoria.
Commemorare fingendo di non vedere che le donne vengano sistematicamente stuprate dalle milizie libiche, fingendo di non sapere che gli uomini vengono torturati per estorcere denaro fino ad essere uccisi, fingendo di dimenticare che in mezzo al nostro mare ciclicamente naufragano vite umane di cui veniamo a sapere solo se hanno la fortuna di galleggiare da morti, è l’ipocrisia più feroce che si possa applicare a una memoria giusta.
Mentre oggi ci fingiamo contriti i carcerieri della cosiddetta Guardia costiera libica continuano a ricevere i nostri bonifici, le nostre navi e i nostri addestramenti per temperare la crudeltà con cui raccattano di disperati per terra e per mare. La Libia in questo momento è un enorme campo di concentramento di persone che vengono spogliate dei loro diritti semplicemente per la loro provenienza geografica: che differenza c’è con il razzismo di chi riteneva alcuni indegni di appartenere all razza umana?
In Libia continuano i rastrellamenti illegali per incarcerare in prigioni di Stato uomini, donne e bambini che non hanno commesso nessun reato se non quello di essere nati nel posto sbagliato del mondo. Le vedete le assonanze? In Libia i morituri non arrivano e non partono per ferrovia ma il nostro binario 21 è largo come tutto il Mar Mediterraneo.
Celebriamo la Giornata della Memoria mentre 439 persone stanno al freddo in mezzo alle onde sulla nave Geo Barents, lasciati alla mercé dopo quattro richieste di un porto sicuro. Abbiamo trasformato alcune persone in rifiuti, rifiutati come se fosse infetti di una razza europea da preservare pura. Allo stesso modo della Shoah (e ripetiamo “mai più”) immaginiamo un mondo in cui i bisogni e i dolori degli altri vengono valutati in base alla loro provenienza. Non usiamo la parola “razza” solo per un minimo di decenza ma il meccanismo è identico.
Ci vuole coraggio a celebrare la Giornata della Memoria con tutti questi brandelli di orrore che sono qui in giro, vivissimi e morenti.
Ognuno è ebreo di qualcuno. Oggi il camino, addirittura, sono riusciti a farlo sotto il mare. O a casa loro. Buona giornata della memoria. E buona memoria applicata, se ci riesce.