Sento strane voci che girano nel sottobosco lombardo che mi indicherebbero come sicuro assessore della prossima Giunta Ambrosoli. Il giochino è semplice: dare un visione comoda e “accomodante” di un patto sotto traccia che dovrebbe avermi garantito e quindi dipingermi come domato in questa campagna elettorale.
Certo, direte voi, rispondere con un post a semplici spifferi sembra un eccesso di difesa da animo complottista di questi tempi moderni e può risuonare stonato per chi, come me e tanti altri, per professione e per passione tende ad affezionarsi ai fatti piuttosto che alle deboli ipotesi. Ma qui mi interessa oggi puntare il dito sul significato politico di un atteggiamento che annuso (e non mi piace) di questa campagna elettorale che qualcuno vede troppo in discesa e spera di compiere per la semplice forza di gravità, senza spinte e sussulti.
Non so perché nei cuori di alcuni del centro sinistra, del centrocentrocentrosinistra e della nostra sinistracentro si sia instillata la certezza di una vittoria facile e sicura per acclarati demeriti dell’avversario. Non so nemmeno se tutta questa sicumera sia sintomo di un’etica politica che tende a diventare algebrica piuttosto che valoriale ma la campagna elettorale della Lombardia è anche la campagna per il Senato italiano, certo, anche la campagna per il centrosinistra del futuro, certo, ma è soprattutto l’occasione vera di interrompere il formigonismo e di non lasciare cadere il nord in mano ai sogni incostituzionali della Lega.
Mi preoccuperei molto meno di posizionarti e più di posizioni politiche chiare ai cittadini lombardi, mi preoccuperei di raccontare i programmi che già da due anni e mezzo pratichiamo nelle commissioni e in aula piuttosto che travestire da civismi paleolitici spin doctor con molto appetito o inseguire montismi disgiunti.
La politica è il mezzo, non il fine. Mi interessa la Lombardia, non gli assessori. E’ banale e démodé, lo so. Davvero.