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Migranti, il decreto di Piantedosi e la battaglia delle Ong

Un primo effetto il decreto del ministro dell’Interno Piantedosi sulle Ong l’ha ottenuto: è riuscito a mettersi tutti contro. Non c’è solo, come ripetono in molti da giorni, un problema di legittimità che cozza contro tutti i trattati e gli accordi internazionali: «Il nuovo decreto» del governo Meloni su migranti e Ong «ostacola il soccorso in mare e causerà un numero maggiore di morti». Questo è infatti il titolo di un documento unitario delle Organizzazioni non governative impegnate nelle attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, diffuso giovedì.

Per le Ong, il dl renderà «ancora più pericoloso il Mediterraneo centrale, una delle rotte migratorie più letali al mondo. Il decreto è apparentemente rivolto alle Ong di soccorso civile, ma il vero prezzo sarà pagato dalle persone che fuggono attraverso il Mediterraneo centrale e si trovano in situazioni di pericolo». Tra i firmatari del documento, Emergency, Iuventa Crew Mare Liberum, Medecins sans frontieres, Mediterranea Saving Humans, Mission lifeline, Open Arms, Resq – People Saving People, Resqship, Salvamento Maritimo Humanitario, Sea-Eye Sea-Watch, Sos Humanity e Alarm Phone.

Migranti, il decreto sulle Ong di Piantedosi scontenta tutti
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi (Getty Images).

Calpestato l’obbligo di assistenza immediata a chi è in difficoltà

Il governo italiano, continua il documento, «richiede alle navi di soccorso civili di dirigersi immediatamente in Italia dopo ogni salvataggio. Questo provocherebbe ulteriori ritardi nei soccorsi, considerato che le navi di solito effettuano più salvataggi nel corso di diversi giorni. L’ordine alle Ong di procedere immediatamente verso un porto, mentre altre persone sono in difficoltà in mare, contraddice l’obbligo del comandante di prestare assistenza immediata alle persone in difficoltà. Questo elemento del decreto è aggravato dalla recente politica del governo italiano di assegnare più frequentemente porti lontani, che distano fino a quattro giorni di navigazione dall’ultima posizione delle navi. Entrambe le disposizioni sono progettate per tenere le navi Sar fuori dall’area di soccorso per periodi prolungati e per ridurre la loro capacità di assistere le persone in difficoltà».

Migranti, il decreto sulle Ong di Piantedosi scontenta tutti
Migranti salvati a Pozzallo (Getty Images).

Le richieste d’asilo devono essere trattate sulla terraferma e non a bordo

E ancora: problematico è anche «l’obbligo di raccogliere a bordo delle navi di soccorso i dati dei sopravvissuti, che esprimono la loro intenzione di chiedere protezione internazionale, e di condividere queste informazioni con le autorità; è dovere degli Stati avviare questo processo e una nave privata non è il luogo adatto per farlo. Come recentemente chiarito dall’Unhcr, le richieste di asilo dovrebbero essere trattate solo sulla terraferma, dopo lo sbarco in un luogo sicuro, e solo una volta soddisfatte le necessità immediate. Il dl dunque «contraddice il diritto marittimo internazionale, i diritti umani e il diritto europeo, e dovrebbe quindi suscitare una forte reazione da parte della Commissione europea, del Parlamento europeo, degli Stati membri e delle istituzioni europee». «Noi, organizzazioni civili impegnate nelle operazioni Sar nel Mediterraneo centrale, esortiamo il governo italiano a ritirare immediatamente il decreto legge appena emanato. Chiediamo inoltre a tutti i membri del Parlamento italiano di opporsi al decreto, impedendone così la conversione in legge. Non abbiamo bisogno di un altro quadro politico che ostacoli le attività di salvataggio Sar, ma che gli Stati membri dell’Ue garantiscano che gli attori civili Sar possano operare, rispettando finalmente le leggi internazionali e marittime esistenti», concludono le Ong.

Migranti, il decreto sulle Ong di Piantedosi scontenta tutti
Migranti salvati dalla Geo Barents (Getty Images).

Il richiamo della Commissione Ue

«Piuttosto che aprire una riflessione sulle eventuali mancanze della legislazione internazionale e del mare, si preferisce», sottolinea la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti, «operare una stretta rispetto a chi mette in salvo le persone a rischio di vita, che siano vittime di guerra o di povertà. Una scelta che si pone drammaticamente in continuità con le sprezzanti parole della Presidente del Consiglio dei giorni scorsi, in cui sosteneva che l’accoglienza è destinata nel nostro Paese a chi è finanziatore degli scafisti». Perfino la portavoce della Commissione Ue, Anitta Hipper ha dovuto ricordare che le autorità italiane «devono rispettare le leggi internazionali e la legge del mare». E per rendersi conto della natura del decreto di Piantedosi si può ascoltare Roberto Ammatuna, sindaco di Pozzallo: «Mentre il governo Meloni continua con la sua propaganda anti-Ong a Pozzallo gli sbarchi aumentano. Negli ultimi due mesi abbiamo registrato più arrivi ma di navi di Ong non c’è traccia». In totale secondo i dati del Viminale dall’1 al 3 gennaio sono sbarcati sulle nostre coste 1.651  migranti. Benvenuti all’inferno. Di nuovo.

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