Comunque la si pensi le minacce (in un’Aula di Tribunale) rivolte a Christian Abbondanza oggi da Peppino Marcianò sono la testimonianza che la misura è colma e la responsabilità dell’antimafia evidentemente sfilacciata:
“Tu ridi perché io sono qui dentro e tu sei là fuori. Ma se fossi fuori, non rideresti più”. Dalla gabbia dell’aula Trifuoggi del tribunale di Imperia, dove si sta svolgendo il processo per ‘ndrangheta “La Svolta”, Vincenzo Marcianò, figlio del presunto di boss di Ventimiglia, Peppino, non rinuncia a minacciare (guarda l’intervista a Peppino Marcianò nel video di ilfattoquotidiano.it). Vittima dell’intimidazione è Christian Abbondanza, presidente della Casa della Legalità di Genova, che assisteva all’udienza in prima fila. L’episodio si è poi ripetuto nel pomeriggio, poco prima che gli imputati decidessero di abbandonare l’aula come forma di “rispetto” e “in solidarietà” con Peppino Marcianò che, a 81 anni, non si è sentito bene e – per la seconda volta in due giorni – ha lasciato il processo.
Aspettando di essere tradotto fuori dalla gabbia con il padre in sedia a rotelle, Vincenzo si è rivolto ad Abbondanza apostrofandolo per due volte “pezzo di merda” e indicando le sbarre che lo separavano da lui. Le minacce sono state prese seriamente dagli agenti in servizio presso il tribunale, che hanno invitato l’attivista della Casa della Legalità a sporgere denuncia. Questo anche per li clima di tensione che si respira nel procedimento che vede 36 persone alla sbarra e che potrebbe arrivare a sancire per la prima volta la presenza della ‘ndrangheta in Liguria. Lo stesso pm della Dda, Giovanni Arena, che sta conducendo l’accusa, è stato posto sotto protezione dopo che alcuni imputati si sono lasciati andare a frasi ingiuriose e di tono minaccioso durante una delle ultime udienze.
Non è stato questo il primo avvertimento ricevuto dal pm. Già a luglio scorso, il collaboratore di giustizia Francesco Oliverio, lo aveva avvertito: “Lei dottor Arena è a rischio. La ’ndrangheta, quando vi saranno delle sentenze o delle conflsche di beni, gliela farà pagare. Non aspettate che succeda perchè poi sará tardi. Non necessariamente agiscono con criminali ma il più delle volte tramite persone insospettabili che vengono definite “corpo riservato”» Quelle di oggi non sono state le prime minacce neanche per Abbondanza, il cui nome ricorre più volte nelle intercettazioni dell’inchiesta La Svolta, profferito dagli imputati.
Dalle carte dell’indagine, infatti emerge che Peppino Marcianò era molto attento alla stampa e a quanto veniva pubblicato. Soprattutto da “quel cornuto di Ventimiglia (il blogger Marco Ballestra ndr) e Savona” (Abbondanza ndr). “Dovrebberlo aspettarlo e non lo devono ammazzare, ma gli devono tagliare la faccia, perché sta facendo troppi problem” si lascia scappare una volta Marcianò, mentre il figlio Vincenzo, l’autore delle ultime minacce, puntualizza “che secondo lui sarebbe da chiudere in qualche strada di campagna e sparargli alle gambe come avvertimento, e che comunque, se fosse capitato a lui di essere bersagliato a quell modo, lo avrebbe ammazzato”.
Chissà che qualcuno non rifletta. Perché queste certo non sono minacce che si possano inventare. O no?