Le bombe non erano russe. Poi quando si parla di “furia bellicista” fanno gli offesi e i più squinternati di loro accusano nel mucchio di essere filoputiniani. È passato un giorno ma non è arrivata nessuna scusa, nemmeno un rammarico da quelli che l’altro ieri sera, presi da arrapamento bellico, hanno fatto l’esatto contrario di ciò che dovrebbe fare un buon politico e un buon giornalista. Gira un video in cui una giornalista chiede a Biden “può dirci qualcosa sui missili caduti in Polonia” e il presidente Usa risponde semplicemente “no”. Così, come converrebbe a un politico.
Posseduti dalla furia bellica Renzi e Calenda accusano la Russia di aver lanciato i missili contro la Polonia. Poi però zero scuse
Mentre perfino il governo polacco chiedeva cautela e stava attento a non alzare i toni (che da quelle parti vengono alzati facilmente per racimolare consenso) i politici e giornalisti nostrani con le bombe ancora calde si lanciavano in dichiarazioni da Terza guerra mondiale. “A fianco dei nostri amici in questo momento drammatico, carico di tensione e di paure. Quel che succede alla #Polonia succede a noi”, twittava svelto il segretario del Partito democratico, senza curarsi nemmeno di aspettare qualche notizia ufficiale.
Non ha torto Enrico Letta: può capitare anche a noi che con una guerra sul confine si finisca per ritrovarsi bombe su qualche nostro granaio. La guerra del resto è questa, fatta di morte che si spiaccica in giro senza cura. Le bombe intelligenti – la storia dovrebbe avercelo insegnato – sono sempre molto meno intelligenti di quel che si pensa. Solo che alla luce delle dichiarazioni del giorno dopo quel tweet appare semplicemente come il risultato dell’irrefrenabile voglia di essere la prima voce che annuncia “terra!” abbarbicata sull’albero maestro.
E che in questo caso la “terra” sia una guerra ancora più vasta sembra non essere un problema. Ridicolmente straripante anche il solito Carlo Calenda che a pochi minuti dalle prime confuse notizie di agenzia sentenzia: “La follia russa generata dalle pesanti sconfitte continua. Siamo con la Polonia, con l’Ucraina e con la Nato. La Russia deve trovare davanti a se un fronte compatto. I dittatori non si fermano con le carezze e gli appelli alla pace”.
Calenda, come suo solito, riesce perfino a inserire una polemica di politica interna su un evento che avrebbe potuto essere mostruosamente spaventoso per gli equilibri del mondo. Impareggiabile è riuscito a far scorrere il giorno successivo senza nemmeno un timido rimorso. Tra i tanti giornalisti che tifano escalation svetta com’era facile prevedere Gianni Riotta: “Attacco contro Paese @NATO #Polonia con vittime conferma che deriva terrorista russa non ha guida ma segue hubrys Putin fino a rischiare la guerra mondiale. Pensare di fermare il dittatore con la resa lo scatena. Serve batterlo e isolare la sua Quinta Colonna in Italia e UE”. Basta rileggerlo il giorno dopo per capire la drammatica ridicolaggine di un’affermazione del genere.
In compenso ieri, nella giornata che avrebbe dovuto essere di scuse e mani alzate, la cerchia dei bellicisti furiosi se n’è inventata un’altra: “Quindi volete dire che siccome i missili erano ucraini allora Putin non ha nessuna responsabilità!” Scrivono in coro. No, nessuno lo dice e nessuno lo pensa, tranne quelli filoputiniani sul serio. Solo che non capire che dei missili russi avrebbero provocato una crisi politica che, essendo invece ucraini, per ora è sventata è una bella notizia. Ovviamente è una bella notizia per chi confida nella pace, quelli che tifano guerra sovraeccitati sui loro divani dovranno aspettare la prossima occasione. Tanto i messaggi – seppure sbagliati – sono arrivati a chi di dovere.
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