L’effetto Schlein va oltre ogni più rosea previsione. Due mesi fa gli elettori del Pd si erano ridotti a circa 4 milioni, oggi, con un’affluenza tornata a crescere al 66%, il Partito democratico potrebbe contare su quasi 6 milioni di elettori: una crescita di 1 milione e 800 mila voti in circa 50 giorni. Rettore Tomaso Montanari, quali sono secondo lei le chiavi di questo immediato successo?
“Io credo che sia un effetto puramente mediatico. E infatti bisognerà capire quanto di questo effetto rimane, alla luce delle scelte concrete che farà Elly Schlein. C’è un diffuso desiderio di crederci, perché gli elettori potenziali di sinistra sono disperati. Qualunque cosa è meglio di nulla e Bonaccini sarebbe stato il nulla, cioè la prosecuzione di una deriva a destra del Pd. Per la prima volta, di fronte a un bivio con una strada ancora più a destra e una strada che tornava verso sinistra, si è imboccata la strada verso sinistra. Basterà? Certo che no. Bisogna vedere cosa c’è in quella strada, bisogna vedere quali saranno le scelte concrete, reali di Elly Schlein. D’altra parte, non basta un segretario se non c’è un progetto e una discussione reale su dove mettere il partito”.
È innegabile che la figura di Schlein funzioni soprattutto tra i giovani, ragazzi che dichiarano che non andrebbero a votare. Significa che i temi dei diritti che qualcuno ritiene residuali sono invece sostanziali per riportare la gente alle urne?
“Io non credo che sia solo il tema dei diritti. Io credo che ci sia la speranza di una inversione di marcia su diritti sociali, sui diritti economici, sull’eguaglianza. Credo che sia questa l’aspettativa. Schlein senz’altro non è, come dire, renziana, non è di questa sinistra di destra. Certamente arrivano segnali contraddittori. La sua capostaff, che poi è diventata un pezzo importante del quadro Pd, ha detto che bisogna disincentivare il precariato in un momento in cui il Papa dice che il precariato uccide. C’è, secondo me, l’attesa di radicalità, ma di radicalità sul fronte sociale ed economico, dell’eguaglianza, della redistribuzione della ricchezza”.
Ma Schlein riuscirà a mantenere le promesse oppure si sgonfierà prima delle urne, boicottata dal suo stesso partito?
“Io spero che ce la faccia. Certo, diciamo, il rischio che venga affondata è enorme. Bisogna vedere quanto saprà, come dire, ricreare una comunità democratica dentro il Pd. Lo strumento delle primarie è uno strumento perverso che fa parte del problema, perché c’è una investitura dal basso invece che una vera dinamica politica interna, una vera dinamica democratica. Vediamo se Elly Schlein userà un cattivo strumento per fare una cosa buona, sapendo animare un partito. La speranza non è che la Schlein porti un corpo morto dove vuole lei, ma che sappia rianimare delle dinamiche democratiche dentro, che facciano decidere al partito”.
Perché altri partiti nel campo progressista (M5S su tutti) non riescono a “sfondare” su quegli argomenti? È un problema di poca preparazione o di comunicazione?
“Dipende su quali argomenti. Io continuo a pensare che i 5S del Reddito di cittadinanza e i 5S della pace, cosa sulla quale invece la Schlein è molto deludente, almeno per me, abbiano una vera chance, se rimarrà davvero a sinistra, di occupare un pezzo dell’elettorato. Non sono così convinto che Conte non ci riesca. Secondo me, può riuscirci, se la direzione è questa e si continua a perseguirla con determinazione”.
Potrebbe cambiare il campo del centrosinistra
“Io penso che il Pd della Schlein, se funziona, e il Movimento 5 Stelle di Conte abbiano delle praterie prima di doversi pestare i piedi, cioè il recupero dell’astensione: si parla di milioni di voti. Non è, secondo me, un campo in cui giocare con la pretesa dell’esclusiva. Sono due forze che possono allearsi e possono essere in virtuosa competizione, ma anche in alleanza su molti fronti”.
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