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Non si placano gli scontri in Regione Lombardia tra Letizia Moratti e Attilio Fontana, impegnati in un duello che non potrà non avere ripercussioni sul piano nazionale. Ieri la Moratti intervistata da Marco Damilano durante la trasmissione Il cavallo e la torre è stata netta: “Sono stata chiamata dal presidente Fontana e ho accettato per responsabilità e amore per la mia regione, con l’impegno parallelo di un passaggio di testimone a fine legislatura. Ho lavorato e lavoro coerentemente a quell’impegno ma coerentemente a quelle indicazioni ho costruito anche una rete civica”, ha detto.
Non si placano gli scontri in Regione Lombardia tra la Moratti e Fontana, impegnati in un duello che non potrà non avere ripercussioni sul piano nazionale
Secondo la versione di Moratti accettare di entrare in giunta come vicepresidente e assessore al welfare in un momento in cui la Lombardia era travolta dalle critiche per la gestione della pandemia rientrava in un percorso che l’avrebbe vista candidata presidente alle prossime elezioni regionali.
Senza mezze parole racconta che c’è stato chi le ha chiesto esplicitamente di muoversi verso la candidatura alle Regionali. Chi sia non si può sapere: “Per riservatezza istituzionale, finché il centrodestra non chiarirà la sua posizione non dirò chi”, si limita a dire. Per questo non c’è nessuna ipotesi di un suo coinvolgimento come ministra nel prossimo governo nazionale: “Sarei onorata ma non accetterei. – ha risposto la Moratti -. Penso di poter dare un maggior valore aggiunto qui nella mia regione”, ha detto, aggiungendo di essere in “campo con una rete civica ma coerentemente aspetto una decisione da parte della intera coalizione del centrodestra”.
Ieri per tutta la giornata sono partite le accuse (e le richieste di dimissioni) dei componenti della Lega. Lo stesso presidente di Regione Lombardia Fontana chiede che la sua vice si prenda la responsabilità di dimettersi: “Non possiamo continuare ad andare avanti con questa strana situazione. Bisogna che si dia una svolta e che si capisca se vuole essere parte della nostra squadra o se invece vuol far parte di un’altra squadra”, ha detto il presidente leghista ai giornalisti.
La Meloni sta a guardare: FdI può lucrare sui guai della Lega
Da Roma Giorgia Meloni e i suoi di Fratelli d’Italia osservano la situazione lombarda mantenendo le distanze. Secondo la presidente del Consiglio in pectore non è questo il momento di immischiarsi in una diatriba che logora solo il suo alleato Salvini. Qualcuno dei suoi fa notare come l’intempestività dell’intervento a gamba tesa della Moratti sia un errore politico grave.
Non è un mistero però che Fratelli d’Italia vedrebbe di buon occhio un ulteriore indebolimento di Salvini nel caso in cui gli si sfilasse la regione più rappresentativa per il suo partito. Dall’altra parte gli avversari interni del leader leghista (da Maroni a Castelli) vedono l’occasione di disarcionare il segretario sfruttando la candidatura dell’ex sindaca di Milano.
A Letizia Moratti guarda con interesse anche il cosiddetto Terzo polo (che invece è il quarto) che potrebbe trasformare la Lombardia nel laboratorio politico di un’alleanza apertamente schierata a destra. Per questo Dario Violi (capogruppo del Movimento 5 Stelle nel Consiglio regionale lombardo) vede “l’opportunità di un campo largo progressista che sia capace di mobilitare gli elettori con uno schieramento netto”.
Sull’alleanza tra Pd e M5S stanno lavorando i maggiorenti regionali e nazionali decisi a non farsi trovare impreparati. Anche per il centrosinistra la Lombardia potrebbe diventare il seme di un nuovo schieramento nazionale. Tra le condizioni che porranno i 5S al Pd però c’è un no netto a Carlo Cottarelli candidato presidente: ai dubbi iniziali si aggiunge anche il pessimo risultato elettorale di Cottarelli nella “sua” Cremona.
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