“Se le pagine del processo che saranno a breve esaminate non fotografassero una realtà brutale e soffocante, si potrebbe credere di leggere l’appassionante scenografia di un film, nella quale una giovane donna di soli 31 anni, madre di tre figli e costretta a vivere una vita che non le appartiene, decide in un anonimo pomeriggio di fine estate di togliersi la vita, ingerendo acido muriatico, nella disperata illusione di poter riacquistare la tanta sognata libertà”. Lo scrive il GIP di Palmi sulla vicenda terribilmente vera di Maria Concetta Cacciola che si è uccisa bevendo acido muriatico dopo essere stata costretta a ritrattare le proprie accuse con cui coraggiosamente aveva puntato il dito contro i propri famigliari (mafiosi). Voleva riuscire a scappare e non ci è riuscita. E ogni volta che non si riesce ad abbracciare, confortare e proteggere una coraggiosa testimone di giustizia questo Paese retrocede di chilometri nel campo della credibilità.