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Moro, Impastato e Livatino tirati per la giacchetta

Giorgia Meloni parla addirittura di libertà. Ricordando l’anniversario della morte di Peppino Impastato e di Aldo Moro, oltre alla beatificazione del giudice Rosario Livatino, la presidente del Consiglio dedica un pensiero “a chi ha sacrificato la propria vita per la nostra libertà”. “Lo dobbiamo all’Italia e ai valori che amiamo”, scrive sui suoi social con linguaggio da Istituto Luce.

Giorgia Meloni parla addirittura di libertà. Ricordando l’anniversario della morte di Impastato e Moro, oltre alla beatificazione del giudice Livatino

Peppino Impastato di questi tempi sarebbe ritenuto un “professorone” nel calderone degli “intellettuali di sinistra” che non avrebbe spazio sulla stampa e sulla televisione pubblica nemmeno per qualche secondo della sua trasmissione Onda pazza con cui sbeffeggiava il boss Gaetano Badalamenti. Troverebbe qualche esponente del governo che lo inviterebbe a “mettere le canzoni in radio” senza parlare di politica. O che lo accuserebbe di volersi arricchire con la mafia invece di combatterla davvero.

Rosario Livatino di questi tempi verrebbe buono per parlare di giustizia a orologeria. Lui che aveva avuto l’intuizione dell’imprenditoria catanese legata alla mafia e che aveva scardinato i rapporti tra politici e mafiosi nell’agrigentino oggi sarebbe accusato di teoremi giudiziari a scopo politico oppure sarebbe additato come un nemico del Paese per il sabotaggio alla parte produttiva della nazione.

Aldo Moro di questi tempi invece torna utile, eccome, per soffiare sul brigatismo come se fosse la radice del centrosinistra in Italia. Quell’Aldo Moro che aveva aperto un dialogo con quella stessa sinistra che oggi qualcuno vorrebbe equiparare ai peggiori gerarchi del Paese. Che tristezza un Paese ridotto così.

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