Che due tra gli uomini più ricchi del mondo, il proprietario di X e Tesla Elon Musk e il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, decidano di inscenare un combattimento, vero o presunto, dopo mesi passati a insultarsi sui social è il manifesto di una classe dirigente nata e cresciuta nel brodo del machismo. Non c’è differenza, non c’è evoluzione rispetto alle singolar tenzoni di un tempo.
Siamo ancora lì, ugualmente disuguali, ugualmente animali. Non stupisce quindi che una rievocazione di plastica che fingerà di essere storica, senza nessuno spessore culturale al di là dell’evento sensazionale (una volta erano i leoni), abbia trovato terreno fertile in questa Italia che guarda al passato senza nemmeno studiarlo. A rivelarlo è Musk in un messaggio social, in cui scrive: “Ho parlato con la premier italiana e il ministro della Cultura. Hanno concordato una location epica”.
“Il combattimento sarà gestito dalle fondazioni mia e di Zuck – aggiunge -. Il livestream sarà su questa piattaforma e su Meta. L’inquadratura sarà l’antica Roma, quindi niente di moderno. Tutto porterà rispetto al presente e passato dell’Italia, e il ricavato andrà ai veterani”. Il ministro Sangiuliano ci avvisa di avere prestato il patrimonio culturale con la promessa che “un’ingente somma, molti milioni di euro, sia devoluta a due importanti ospedali pediatrici italiani per il potenziamento delle strutture e la ricerca scientifica per combattere le malattie che colpiscono i bambini”. La Sagra dei bulli ha trovato i suoi interpreti perfetti.
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