Ha un bel dire il Sottosegretario Delrio che “è troppo presto per esprimere giudizi sulle intercettazioni” che stanno nell’ordinanza di arresto dell’onnipresente Ercole Incalza, colui che ha attraversato in questi ultimi anni tutte le “Grandi Opere” e tutti i governi e i loro contrari. Ha un gran fegato anche Matteo Renzi che, dopo averci abbindolato con la narrazione ottimistica di un Expo che sarà pronto in tempo e che ha tenuto lontano il malaffare (ha detto proprio così, andate a riascoltarvi la conferenza stampa) oggi riserva all’indagine (e agli arresti) qualche battuta scanzonata. E giuro che se fosse stato Berlusconi ad avere fortemente voluto come Ministro un ciellino dichiarato come Maurizio Lupi e se fosse stato Berlusconi a sorridere alle telecamere dicendo “basta scoop, per oggi” avremmo avuto lenzuolate di sdegno editoriale di tutti i pensatori politici prima così antiberlusconiani e oggi improvvisamente illuminati sulla strada del renzismo.
Eppure, caro Renzi e caro Delrio, gli arresti di oggi sono un fatto politico perché è un fatto politico che un dirigente di così lungo corso (e ombre) fosse ancora saldo in quel posto di responsabilità nonostante il gran parlare di rottamazione, è un fatto politico che il Ministro Lupi comunque non sia per natura compatibile con il “nuovismo” raccontato dal renzismo ed è un fatto fortissimamente politico che la reazione d’istinto di questo Governo sia la stessa, identica, triste e desolante di quegli altri chiedendo subito di avere pazienza e delegando alla magistratura i giudizi politici (sempre pronti poi a sputtanarla nel caso di una sentenza sfavorevole).
La vera mancanza di cambiamento “di verso” sta proprio tutta qui, nella stanca ripetizione degli stessi vizi comportamentali e nella stessa lurida codardia sotto le mentite spoglie del garantismo: questo è il fallimento, oggi. Perché possiamo certamente discutere sulle diverse visioni delle riforme (e questo Paese ha bisogno di forze realmente riformiste), possiamo certificare che questo Governo è dalla parte di alcuni e insindacabilmente non protegge i diritti di altri (anche questo ci è costato, sia chiaro, con le macerie di una sinistra piallata) ma il perseverare di certi atteggiamenti che si ostinano a puntare sulla “cricca” come modello di comando è la ferita più profonda; Renzi lo sa, sicuro, tra le sue molteplici “antenne” del proprio gradimento elettorale. E leggendo anche semplicemente il “modo” in cui si parlano al telefono le punte più alte della classe dirigente di questo Paese (quelle che gestiscono milioni di euro come se fosse propri e non pubblici) non si può non pensare a Renzi che critica i pessimisti su Expo così tanto simile al Formigoni che tranquillizzava tutti su Don Verzè e il San Raffaele: non c’è differenza, entrambi a sostenere l’insostenibile semplicemente dall’alto della propria posizione (precaria, eh).
E allora davvero sarebbe “cambiato verso” se oggi un Sottosegretario qualsiasi al posto di andare in televisione a tranquillizzare cittadini incazzati più che preoccupati avesse alzato la mano e avesse detto “oh no, sta capitando anche a noi e allora per dimostare le differenze reagiamo con durezza, esagerando piuttosto nell’eccesso di difesa di questo Governo piuttosto che degli indagati.
E invece niente. Niente. Ma questa costerà, c’è da crederci.