Un gran pezzo di Giulia Sivierio:
Lo sfruttamento del femminismo come strategia di marketing non è un fenomeno recente: è stato usato per far cominciare le donne a fumare, per vendere trucchi, parrucchi, vestiti e persino libri, ma continua a produrre e a inventare nuovi modelli e obiettivi. L’ultimo dei quali è davvero stupefacente, visto il “prodotto” e visto che è stato usato in modo strumentale da chi dovrebbe stare ben lontana da questi trucchi. Questa è la conclusione: parto dall’inizio.
Maria Elena Boschi è ministra delle Riforme Costituzionali ed è anche delegata alle pari opportunità. Martedì 18 ottobre a Roma il PD ha organizzato l’incontro “Le ragioni delle donne per il Sì”. Il video integrale sta qui. La riunione è stata introdotta dicendo che «le donne hanno scelto di esprimersi e hanno deciso di dire sì». Le donne, non quelle che stavano lì al tavolo, non quelle in sala, non quelle del PD o altre fuori, tante o poche io non lo so. Le donne, dicevano. Molte, non l’hanno invece presa bene.
Ho scritto a delle amiche (il fatto che la delegata alle pari opportunità fosse intervenuta per piegare la questione femminile, o maschile, alla propria campagna elettorale a favore della riforma costituzionale, mi sembrava una cosa spregevole), ho pensato subito che le donne dovrebbero semmai essere più consapevoli della difficoltà di avere il diritto di voto e che quindi dovrebbero essere più sensibili ogni volta che una scheda (come quella del Senato non più elettivo) viene loro tolta di mano, poi ho cercato di non puntare la pistola, come mi dice spesso qualcuno, ho ascoltato e ho studiato la riforma da una prospettiva femminista.
La premessa è ovviamente che non ci sono argomenti da uomini e non ci sono argomenti da donne: ci sono semmai argomenti su cui la libertà delle donne è direttamente in gioco e su cui le donne si mobilitano maggiormente o sono più attente. Ecco, il referendum costituzionale è uno di questi?
(continua qui su Il Post)