«Io sono sempre stato convinto che il vero grande problema italiano sia la forbice tra la Costituzione formale e quella materiale. Il vero problema è costituito dal fatto che molti importanti principi costituzionali non hanno mai trovato applicazione. Da una parte c’è la Costituzione scritta e c’è un’Italia che vorrebbe un progetto politico con alti principi di uguaglianza, di solidarietà e di libertà così come scritti nella Costituzione, e dall’altra parte c’è stata invece la trasformazione e l’elusione della Costituzione nella pratica politica, con un’Italia fondata sulla speculazione, sulla ricerca esasperata del potere e della sua conservazione, sul compromesso e sull’accettazione, perfino, di metodi mafiosi e poteri criminali. Io sono convinto che questo sia il vero grande problema. La nostra Costituzione deve essere applicata piuttosto che modificata.»
Mi ha risposto così Nino Di Matteo nella mia lunga intervista per Left nel numero che trovate in edicola (o che potete leggere in versione digitale qui). E ne abbiamo parlato nel merito, punto per punto, articolo per articolo, cercando di analizzare anche gli eventuali effetti sulla magistratura. E l’intervista probabilmente coglie nel segno se Raffaele Cantone oggi ci dice che sarebbe opportuno che “i magistrati non si espongano sul referendum” e lo dice mentre racconta di votare sì in tutta pagina del Corriere della Sera. Già. Il magistrato Cantone.