Noi siamo un Paese ben strano: ci arrovelliamo sui segnali più o meno criptici (con interpretazioni molto fantasiose) dei mafiosi per lasciare impunita la fiabizzazione delle famiglia di mafia. Su Panorama è uscita un’intervista alla “dolce” figlia di Totò Riina, Lucia, presunta artista di presunte arti visive. Premetto subito qualche punto importante: non penso che i figli di mafiosi non abbiano il diritto di parlare e scrivere, figurarsi, ma credo abbiano l’obbligo di farci sapere cosa ne pensano dei delitti del padre, almeno questo. Preferisco disistimare la madre di un latitante che gli chiede di non costituirsi piuttosto che leggere un articolo in cui la figlia di Totò Riina non si trova mai di fronte alla parola mafia. Ma Panorama riesca addirittura a fare di peggio: disegnare la famiglia Riina come un covo di amore e dolcezza dimenticandosi vent’anni di storia d’Italia. Come scrive bene Adriana Stazio:
Lucia Riina non è responsabile delle scelte di suo padre, che rimane suo padre, però è una persona adulta che ha deciso sì di vivere la sua vita senza entrare in associazioni mafiose ma ha scelto di fare una propaganda di questo tipo. Una propaganda alla mafia. Oggi su Panorama come mesi fa alla televisione svizzera o attraverso il suo stesso sito di arte. Un’operazione di marketing di cui lei è la testimonial per presentare un volto attraente, familiare e spendibile mediaticamente della sua famiglia. Nelle regole di Cosa Nostra non è una rottura non entrare nell’organizzazione, cosa ben consentita ai figli, la rottura è mettersi contro Cosa Nostra e le sue regole.
Chi di noi può rimanere neutrale nei confronti della mafia? Nessuno. Ecco perché a maggior ragione non può farlo la figlia di un mafioso di quel calibro specie se vuole rilasciare interviste non solo su di sé ma anche sulla sua famiglia piena di stragisti efferati che hanno insanguinato l’Italia
Qui da noi gli stronzi vivi poi da morti non si riesce a raccontarli come stronzi morti e ai figli dei mafiosi gli si permette di essere indifferenti alla mafia. Mi spiace, cara Lucia Riina, ma il tuo silenzio non ti lava nemmeno un centimetro dall’unto di tuo padre. E la tua famiglia è una rovina per questo Paese.