Dice Renzi che adesso dovete smetterla, che la riforma del fisco torna in Consiglio dei Ministri e sarà corretta.
Dice la renziana Bonafè che adesso dobbiamo smetterla, che “Le leggi ad personam riguardano lo scorso ventennio. Questo governo si occupa di tutti i cittadini. La prova sta nel ritiro”.
Dice Berlusconi che proprio non ce la facciamo a metterlo in mezzo ogni volta. Proprio mentre stava incitando il Milan e Cerci.
Dice il sottosegretario Faraone: “Il nostro governo fa norme che rispondono all’interesse dei cittadini. Di tutti i cittadini. Né norme ad personam né norme contra personam. Di tutto abbiamo bisogno tranne che dell’ennesimo dibattito sul futuro di un cittadino, specie in un momento come questo dove qualcuno teorizza strampalate ipotesi di scambi politici-giudiziari, anche alla luce del delicato momento istituzionale che il Paese si appresta a vivere”.
Nessuno dice “scusate abbiamo sbagliato”, nessuno. Siamo stronzi noi che l’abbiamo notato. E mentre noi puntiamo il dito non ci accorgiamo delle cose che contano: dei viadotti che cadono o i vigili che (forse, a sentire loro) fannulleggiano. Perché su questo Renzi non transige, eh: la pagheranno cara, la pagheranno tutti. Invece.
(Scritto per “scassare la minchia” su L’Espresso, qui)