l dibattito era aperto da tempo e contiene, al di là delle considerazioni politiche, anche indispensabili elementi per una sincera valutazione etica: quanti sono i morti civili che gli USA hanno provocato con i propri droni nelle diverse guerre di difesa (o esportazione) della democrazia? Il numero, di per sé, forse è anche meno importante del valore simbolico che c’è nel sentire pronunciare dal Presidente Usa le scuse per una guerra che al di là della narrazione americana si porta con sé un carico di vittime innocenti. Eccolo, dunque, il Presidente, nei suoi ultimi sei mesi di mandato e proprio sotto la brama dei festeggiamenti del 4 luglio (Festa dell’indipendenza degli Stati Uniti) pronunciare le parole agognate: “dal 2009 al 2015 ci sono stati tra i 64 e i 116 morti” ha detto Obama.
Morti come “effetti collaterali”, ovviamente: le “morti dei civili – ci spiegano – sono una tragica e qualche volta inevitabile conseguenza dell’uso della forza in situazioni di conflitti armati” e questa comunicazione sarà una consuetudine del Governo che si impegna ogni anno a redigere un report in nome della trasparenza. La trasparenza, appunto, il santo graal della comunicazione politica di questo tempo, la promessa perpetrata dappertutto come soluzione unica di tutti i problemi, il metro risolutivo con cui valutare qualsiasi azione politica. Tutti felici? No, per niente.
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