Vai al contenuto

Operazione Stige: 169 arresti di ‘ndrangheta. I fatti e i nomi.

(da zoom24.it)

Infiltrata nel tessuto politico-sociale e in quello economico-produttivo, in Italia ma anche all’estero. Una vera e propria holding criminale quella che i carabinieri hanno smantellato all’alba di oggi tra la Calabria e la Germania. E’, in estrema sintesi, quanto viene fuori dall’operazione Stige condotta dagli 007 del Ros e dei militari del Comando provinciale dei carabinieri di Crotone sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che ha portato all’arresto di 169 persone (130 in carcere e 39 ai domiciliari) e al sequestro di oltre 50 milioni di euro.

Operazione Stige . Al centro delle indagini le attività criminali della cosca Farao-Marincola di Cirò, una delle più potenti in Calabria, attiva soprattutto nelle estorsioni e nel traffico di droga e che vanta ramificazioni anche in Emilia Romagna, Veneto, Lazio, Lombardia, e in Germania (in particolare – come accertato grazie alla collaborazione con la polizia tedesca – nei länder dell’Assia e del Baden-Württemberg). Gli interessi del clan andavano dal commercio di prodotti vinicoli e alimentari, alla raccolta dei rifiuti, ai servizi funebri, agli appalti pubblici oltre a poter contare su una fitta rete di connivenze da parte di pubblici amministratori.

Arresti “eccellenti”. Tra le persone coinvolte nell’inchiesta ci sono diversi sindaci e amministratori locali: il presidente della Provincia di Crotone e sindaco di Cirò Marina Nicodemo Parrillà, quello di Strongoli Michele Laurenzano. Tra gli altri figurano anche Giuseppe Berardi, vicesindaco di Cirò Marina, così come e l’ex primo cittadino Roberto Siciliani ed il fratello Nevio, ex assessore del Comune jonico. E poi: Giancarlo Fuscaldo, presidente del Consiglio comunale; Domenico Cerrelli, vicesindaco di Casabona; Angelo Donnici, primo cittadino di Mandatoriccio insieme al vice sindaco Filippo Mazza e infine, Giovambattista Benincasa, ex sindaco di San Giovanni in Fiore. Le accuse per tutti sono di concorso esterno in associazione mafiosa.

I reati contestati. L’inchiesta è stata coordinata dal Procuratore Nicola Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Luberto e dai sostituti Domenico Guarascio, Alessandro Prontera e Fabiana Rapino. Ai 169 indagati vengono contestati i reati di associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione, autoriciclaggio, porto e detenzione illegale di armi e munizioni, intestazione fittizia di beni, procurata inosservanza di pena e illecita concorrenza con minaccia aggravata dal metodo mafioso.

Le infiltrazioni nel tessuto economico. I provvedimenti scaturiscono da un’articolata investigazione che avrebbe consentito di documentare, in particolare, l’operatività, gli assetti gerarchici interni e le attività criminose della locale di ‘ndrangheta dei Farao-Marincola, secondo gli inquirenti “in posizione di sovra-ordinazione” rispetto ad altre realtà criminali, “seppure territorialmente contigue o con esso interferenti”. La cosca, in pratica, avrebbe infiltrato il tessuto economico e sociale dell’area cirotana attraverso “un radicale controllo mafioso” degli apparati imprenditoriali della produzione e commercio di pane, della vendita del pescato, del vino e dei prodotti alimentari tipici, nonché nel settore della raccolta e riciclo sia di materie plastiche sia di Rsu. L’indagine avrebbe quindi delineato il quadro complessivo degli interessi illeciti gestiti dal clan in ambito nazionale e estero, verificando anche la disponibilità di ingenti risorse finanziarie che venivano reimpiegate in numerose iniziative imprenditoriali e commerciali nel Nord-Italia e in Germania.

La struttura, le ‘ndrine satelliti e il riciclaggio. Le attività, condotte dai carabinieri e coordinate dalla Dda, avrebbero poi accertato una strutturazione peculiare dell’organizzazione criminale che sarebbe stata diretta dal boss ergastolano Giuseppe Farao (cl. 47) e avrebbe avuto la sua base operativa nell’area di Cirò, Cirò Marina e nei comuni circostanti. In questi territori sarebbe stata inoltre verificata l’operatività di due ‘ndrine satelliti: quella di Casabona facente capo a Francesco Tallarico, e quella di Strongoli con a capo la famiglia “Giglio”. La locale di Cirò avrebbe potuto contare inoltre su proprie promanazioni nelle regioni del Nord Italia e della Germania, dove venivano gestite attività commerciali e imprenditoriali, ritenute però come il frutto di riciclaggio e reimpiego dei capitali accumulati illecitamente.
L’assetto del sodalizio sarebbe stato l’espressione delle direttive impartite da Giuseppe Farao sarebbe stato – sempre secondo gli inquirenti – “chiaramente orientato a privilegiare lo sviluppo imprenditoriale della cosca, affidato ai propri figli e nipoti e sviluppato attraverso il reperimento di nuovi e sempre più remunerativi canali di investimento economico, limitando al massimo il ricorso ad azioni violente ed evitando gli scontri interni ritenuti pregiudizievoli per la conduzione degli affari”. Il controllo mafioso del territorio sarebbe stato invece demandato ad una serie di “reggenti”, fedelissimi del capo cosca.

La rete degli imprenditori “collusi”. Le indagini avrebbero permesso di ricostruire la ramificata rete di imprenditori considerati compiacenti e collusi che, sulla base di un rapporto perfettamente “sinallagmatico”, ovvero di reciproci scambi, avrebbero ottenuto pagamenti rapidi dalle Pubbliche amministrazioni, recuperi crediti, lavori e commesse (pubbliche e private=, riconoscendo di contro al clan i più diversificati favori: dalle assunzioni, ai finanziamenti, all’elargizione di somme di denaro, “contribuendo efficacemente e consapevolmente – affermano gli investigatori – all’accrescimento del potere mafioso sul territorio”. Fondamentale nell’inchiesta è stata anche la collaborazione con le autorità tedesche (Ika e Bka) nel ricostruire gli affari illeciti gestiti dalla cosca in Germania. In questo quadro si sarebbe documentato il controllo da parte della cosca della produzione e distribuzione dei prodotti da forno (pane e affini), per cui i commercianti al dettaglio cirotani sarebbero stati costretti ad acquistare solo il pane prodotto dal forno di uno dei sodali e, nel contempo, gli altri concorrenti, con minacce, sarebbero stati allontanati dal territorio.

I NOMI DELLE PERSONE COINVOLTE NELL’INCHIESTA

IN CARCERE:
AIELLO Natale di Botricello
ALBANO Alessandro di Cirò Marina
ALESSIO Domenico detto “Frank” di Casabona
ALOE Francesco di Cirò Marina
ALOE Gaetano di Trissino (VI)
ANANIA Antonio di Cirò Marina
ANANIA Ercole di Cirò Marina
ANANIA Fabrizio di Cirò Marina
ANANIA Valentino di Cirò Marina
AULISI Martinonato di Bellizzi (Sa)
AULISI Sante di Bellizzi (Sa)
BARBIERI Vincenzo di Cirò Marina
BARTUCCA Antonio di Vigonza (Pd)
BASTA Francesco di Cirò (Kr)
BENINCASA Giovambattista di San Giovanni in Fiore (Cs)
BERARDI Giuseppe di Cirò Marina
BEVILACQUA Antonio Giorgio di Melissa (Kr)
BLAICH Moncef di Tarsia (Cs)
BOMBARDIERE Vittorio di Cirò (Kr)
BONESSE Francesco di Reggio Emilia
BRUNO Giuseppe di Cirò Marina
CANINO Agostino di Sellia Marina
CAPALBO Francesco di Strongoli (Kr)
CAPUTO Amodio di Crotone
CAPUTO Luiginato di Strongoli (Kr)
CARIATI Martino di Cirò Marina
CARUSO Giovanni di Mandatoriccio (Cs)
CASTELLANO Vito di Cirò Marina
CATERISANO Massimo Diego di Isola Capo Rizzuto (Kr)
CELANO Dino di Roma
CERMINARA Assunta di Cirò Marina
CERRELLI Domenico di Casabona (Kr)
CHIMENTI Aldo di Spezzano Albanese (Cs)
CHIRIACO Emanuele di Crotone
CLARA’ Giuseppe di Santa Severina (KR)
COFONE Angelo di Acri
COMBERIATI Luigino di Petilia Policastro
CORBO Robertonato di Sessa Aurunca (CE)
CRUGLIANO Gennaro di Cariati
CRUGLIANO Leonardo di Cirò
CRUGLIANO Mirco di Cirò
CUSATO Giuseppe di Crotone
D’AMBROSIO Adolfo di Rende
DE LUCA Antonio di Crotone
DONNICI Angelo di Mandatoriccio (Cs)
ESPOSITO Aniello di Teora
FARAO Francesco di Cirò Marina
FARAO Giuseppe di Silvio di Cirò Marina
FARAO Giuseppe di Cirò Marina
FARAO Silvio di Cirò Marina
FARAO Vincenzo di Cirò
FARAO Vittorio di Giuseppe di Cirò
FARAO Vittorio di Silvio di Cirò
FAZI Paolo di Pietra Marazzi (Al)
FIORITA Maria Costanza di Strongoli (Kr)
FUSCALDO Giancarlo di Cirò Marina;
GABIN Alessandro di a Marghera (VE)
GALLO Giuseppe di Aprigliano
GANGALE Donato di Umbriatico
GANGALE Vincenzo di Carfizi (Kr)
GIGLIO Giuseppe di Strongoli (Kr)
GIGLIO Salvatore di Strongoli (Kr)
GIGLIO Vincenzo di Strongoli (Kr);
GIGLIOTTI Franco di Parma
LAURENZANO Michelenato di Strongoli (Kr)
LAVORATO Mario di Mandatoriccio
LOMBARDO Maria Giulia di Cirò Marina (Kr)
LONGOBUCCO Fedele di Cariati (Cs);
MAIOLO Francesco di Isola Capo Rizzuto (Kr)
MALENA Cataldo di Strongoli (KR)
MALENA Pasquale di Cirò Marina
MALETTA Paolo di Colosimi (Cs)
MANICA Antonio di Prato
MARINCOLA Aldo nato a Kassel (Germania) di Parma
MARINCOLA Cataldo di Sulmona (AQ)
MAZZA Filippo di Mandatoriccio (Cs)
MAZZEA Francesco di Isola Capo Rizzuto (Kr)
MENOTTI Federico nato di Napoli
MIGLIO Enrico, di Strongoli
MORRONE Francesco di Cirò Marina (Kr)
MORRONE Salvatore di Cirò Marina (Kr
MUTO Carmine di Crotone
MUTO Luigi di Cutro
MUTO Santino di Cutro
NIGRO Salvatore di Cirò Marina
PALETTA Basilio di Cirò
PAPAIANNI Salvatore di Cirò
PARRILLA Nicodemo di Cirò Marina
PIZZIMENTI Giuseppe di Isola Capo Rizzuto (Kr)
POTENZA Fabio di Parma
PUTRINO Carmela Roberta di San Nicola Dell’Alto (Kr)
PUTRINO Massimo di San Nicola dell’Alto (Kr)
QUATTROMANI Eugenio di Cirò Marina (Kr)
RISPOLI Leonardo di Cariati (Cs)
RIZZO Angela di Savelli (Kr)
RIZZO Luigi di Umbriatico (Kr)
RIZZO Salvatore di Umbriatico (Kr)
ROCCA Domenico di San Mauro Marchesato (Kr)
RUSSO Francesco di Cirò Marina;
RUSSO Gaetano di Crotone
SALVATO Francesco di Crucoli (Kr)
ANTORO Vincenzo Mandatoriccio
SCULCO Michele, residente in Germania
SESTITO Giuseppe di Cirò Marina
SICILIANI Mario di Cirò Marina (Kr)
SICILIANI Nevio di Cariati (Cs)
SICILIANI Roberto di Cirò Marina (Kr)
SIENA Carmine di Cirò Marina (Kr)
SIENA Palmiro Salvatore di Cirò Marina
SPADAFORA Antonio di San Giovanni in Fiore
SPADAFORA Giovanni di Vigonza (Pd)
SPADAFORA Luigi di San Giovanni in Fiore (Cs)
SPADAFORA Pasquale di San Giovanni in Fiore (Cs)
SPADAFORA Rosario di San Giovanni in Fiore (Cs)
SPAGNOLO Giuseppe di Cirò Marina
SPROVIERI Giuseppe di Cirò Marina (Kr)
SQUILLACE Antonio di Cutro
TALLARICO Francesco di Crotone
TALLARICO Ludovico di Casabona (Kr)
TASSO Luigi di Campana
TRIDICO Giuseppe di Montalcino
TUCCI Bruno di Acri (Cs)
VASAMÌ Piero residente in Germania
ZAMPELLI Vincenzo di Rossano (Cs)
ZITO Francesco di Crucoli (Kr)
ZITO Valentino di Cirò Marina
FLOTTA Nicola di Mndatoriccio
PALMIERI Domenico, detto Tonino, residente in Germania
CAPRISTO Tommaso, residente in Germania
CAMPISO Mario, residente in Germania;
RUSSO Annibale, residente in Germania;

AI DOMICILIARI
AIELLO Maria di Corte de’ Frati (Cr)
ALOE Giuseppina di Cirò Marina
ALOE Lucia di Cirò Marina
ALOISIO Caterina di Cirò Marina
ALOISIO Laura di Cirò Marina
ARENA Tommaso di Crucoli (Kr)
BOMBARDIERI Carlo di Cirò Marina
BONIFAZIO Domenico di Cutro
BOTTI Roberto di Modena
CARDAMONE Gilda di Melissa (Kr)
CARLUCCIO Dino di Cirò Marina
CERCHIARA Gabriele di Crucoli (Kr)
CERRELLI Domenica di Casabona
CHIRIAC Alexandru di Cirò Marina (Kr)
COLA Morena di Roma
CONDORELLI Cristian di Roma
CRUGLIANO Francesco di Cirò Marina
ESPOSITO Antonio di Cirò Marina (Kr)
GAIBA Marco di Mogliano Veneto (Tv)
GIGLIOTTI Maria Francesca di Crucoli (Kr)
GRECO Nino di Cariati (Cs)
GRILLINI Andrea nato di Monterenzio (Bo)
GUARINO Domenico Nicola di Isola Capo Rizzuto (Kr)
GUARINO Giuseppe di Isola Capo Rizzuto
MALENA Elena di Cirò Marina
MASTROIANNI Maria di Casabona
NIGRO Alessandro di Cirò Marina
NIKOLLA Elton di Cirò Marina
PLACIDO Rosario di Malagnino (Cr)
POTESTIO Nicodemo di Cirò
ROCCA Antonellanata di San Mauro Marchesato (Kr)
ROCCA Francesco di San Mauro Marchesato (Kr)
SALVATOLuigi di Crucoli
SQUILLACIOTI Domenico di Isola Capo Rizzuto
VELTRI Annamaria di Isola Capo Rizzuto (KR)
VILLIRILLO Andrea di Crotone
VILLIRILLO Rocco di Crotone
CLARA’ Teresa di Crotone
SCARRIGLIA Massimo di Crotone

A Stoccarda pizza e vino (anche) della ‘ndrangheta

(da Il Sole 24 Ore)

Così come i tedeschi non vogliono credere, ancora oggi, che la mafia calabrese ha messo radici profondissime nella loro patria, allo stesso modo non sapevano di bere, in alcuni ristoranti, proprio il vino della ‘ndrangheta. O di mangiare pizza prodotta grazie ai semilavorati di imprese controllate dalle cosche. L’operazione Stige della Dda di Catanzaro, che ha condotto all’arresto di 169 soggetti accusate a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, peculato, turbata libertà degli incanti, corruzione e danneggiamento, reati tutti aggravati dal metodo mafioso, rivela che la cosca crotonese Farao-Marincola può contare su diverse cellule operative in territorio tedesco.

In particolare, secondo investigatori e inquirenti, una cellula è attiva in Assia, capeggiata da un soggetto direttamente dipendente dagli esponenti di vertice della cosca, la cui principale finalità era quella di imporre in Germania, specie tra i ristoratori di origine italiana, prodotti vinicoli ed alimentari di imprese controllate dalla cosca stessa. Su tutti quelli di una cantina vinicola. Un’altra cellula è invece operativa nel Baden Wurttemberg, in particolare nella zona di Stoccarda, dove altri due soggetti promuovevano e monopolizzavano il mercato dei semilavorati per pizza, nonché dei prodotti vinicoli di un’altra società agricola, occultamente controllata dalla ‘ndrangheta di Cirò Marina.

Con tutta una serie di atti di concorrenza sleale, mediante minaccia di stampo mafioso, hanno sbaragliato la concorrenza. Non da oggi ma dalla metà degli anni Novanta.

Gli accertamenti della Polizia di Offenbach, coordinata da quella di Wiesbaden (Assia), ha anche accertato che un’associazione di Offenbach, dove era stata regolarmente registrata, era stata fondata allo scopo di sostenere e diffondere la cultura della cucina calabrese. A partire dal 16 settembre 2013, la Polizia di Offenbach, ha intercettato alcune utenze telefoniche. Il risultato è che proprio attraverso l’associazione era stata favorita la distribuzione e commercializzazione all’estero del prodotto vinicolo di una specifica cantina e altri prodotti riconducibili ad attività commerciali di soggetti affiliati alla ‘ndrangheta di Cirò. I canali distributivi dell’associazione sono stati impiegati dalla famiglia Farao come supporto per consentire alle stesse imprese ‘ndranghetiste non solo di esportare il loro prodotto da commercializzare in Germania ma anche di creare una struttura logistica composta da sede, attrezzature e veicoli, che consentivano, agli stessi affiliati, di insediarsi sul territorio tedesco.