(L’articolo di Fulvio Fiano, per Corriere Roma)
L’ufficio tecnico del municipio di Ostia era il covo della illecita gestione degli appalti pubblici in un tutt’uno con la malavita organizzata. A poco più di due anni dagli arresti che hanno scoperchiato il verminaio arriva il «segnaposto»della sentenza di primo grado a localizzare le stanze di lungomare Toscanelli in una ipotetica mappa della criminalità sul litorale.
Il processo si è concluso con sette condanne e fornisce significativi argomenti al commissariamento del X municipio. Una necessità ribadita due giorni fa dal prefetto Domenico Vulpiani nella sua audizione in commissione antimafia: «Ci sono 200 ricorsi l’anno sugli atti del municipio. Dal 2007 risultano non pagati dai concessionari di beni publici circa 2,5 milioni di euro. Il commercio è calato perché è tornata la legalità». E sottolineata dalla presidente Rosy Bindi: «Mai commissariamento a Ostia è stato più utile e doveroso», anche in risposta alla manifestazione di pochi giorni fa che ha chiesto «il ritorno della politica».
La sentenza è importante perché per la prima volta a un funzionario pubblico dell’amministrazione locale, Aldo Papalini, viene riconosciuta l’aggravante del metodo mafioso per reati commessi in prima persona. Da brand esclusivo dei clan, la mafiosità diventa così un fattore intrinseco alla pubblica amministrazione. E il risarcimento danni, da definire, disposto in favore di Comune, Regione ed associazioni antimafia, restituisce il senso dei danni fatti alla comunità nella quale l’organizzazione faceva da padrona.
E i giudici dell’ottava sezione penale, pur decidendo per pene inferiori alle richieste sostenute anche dall’altro pm della Dda, Ilaria Calò, hanno di fatto riconosciuto questa impostazione. Condannato a 5 anni e 8 mesi Armando Spada, esponente dell’omonimo clan alleato dei Fasciani, che per conto di Papalini «convinceva» gli imprenditori riluttanti a piegarsi. Condannato anche Cosimo Appeso (5,5 anni di reclusione), luogotenente della Marina Militare Italiana e presidente della Proloco Ostium 2020. E poi Ferdinando Colloca, fratello dell’ex consigliere municipale pdl, Salvatore, e a sua volta candidato con CasaPound, Damiano Facioni, amministratore della BluDream, e Matilde Magni, moglie di Appeso, tutti a tre anni e quattro mesi. Infine l’imprenditore Angelo Salzano (otto mesi con sospensione della pena), l’unico a non avere l’aggravante di mafia.
Le imputazioni, fotografate in due anni di indagini (2011-2013) dalla Mobile, i carabinieri di Ostia e Capitaneria di porto, vanno dall’abuso d’ufficio alla turbativa d’asta, dal falso ideologico e concussione, alla corruzione.Ventisei in totale gli indagati ritenuti a vario titolo funzionali al sistema con cui Papalini smistava ad imprese amiche gli appalti del municipio. Dalla (fasulla) bonifica del canale dei Pescatori alle concessioni balneari, dalla manutenzione stradale alla recinzione della spiaggia di Castelporziano.