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Gli appuntamenti della settimana

Domani (martedì 18 ottobre) si torna in Aula per la seduta di Consiglio. All’ordine del giorno le nostre iniziative sulle spese dell’Ufficio di Presidenza, l’elezione del Consiglio delle Pari Opportunità, il rinnovo delle tariffe di escavazione, la nostra richiesta di deroga per i nuovi ticket e la nostra mozione per il sostegno alla disabilità nelle scuole.

Mercoledì 19 ottobre in Commissione San(t)ità per il centro biomedico di Siziano, chiarire sull’Ospedale di Bergamo e la solita retorica dell’eccellenza. Nel pomeriggio Commissione Ambiente per rivedere il piano cave e studiare il piano rifiuti. Ci sarà da divertirsi.

Giovedì 20 ottobre al lavoro nel comitato ristretto per il nuovo progetto di legge su indennità ai consiglieri, vitalizio e costi della politica. Alle 18 alla Feltrinelli di p.za Duomo sono con Biagio Simonetta per la presentazione del suo libro “Faide. L’impero della ‘ndrangheta”. Con noi anche Claudio Messora e David Gentili.

Sabato 22 ottobre al congresso di Legambiente Lombardia e alle 21 in scena con “Nomi, cognomi e infami” presso L’altro Teatro, Galleria Giuseppe Carretti 2/a Cadelbosco di Sopra (Reggio Emilia)

Domenica 23 ottobre a Bologna ore 10, p.zza Maggiore per il Nostro Tempo con Pippo Civati e Debora Serracchiani e Prossima Italia. A parlare di buona politica e di futuro. Al pomeriggio, alle 16 in scena con spettacolo “Linate 8 ottobre 2001: la strage” Teatro De Andrè Piazza Roberto Ruffilli 1 Casalgrande (Reggio Emilia).

Indignati. Le domande giuste.

Perché ci tocca star sempre qui a comentare la stessa storia? Perché non si riesce MAI a evitare che succeda tutto questo? Perché in altre 850 città del mondo, di cui molte italiane (Milano inclusa) si riesce a manifestare pacificamente ed a Roma no? Non basta condannare i violenti, bisogna evitare, prevenire… se vai in manifestazione con una spranga le tue intenzioni sono chiare anche prima che tu inizi ad usarla. Alemanna sapeva da giorni che ci sarebbero stati incidenti, perché non bloccare i gruppi organizzati? Perché non intercettare i siti e le email per sapere dove si sarebbero radunati per evitare concentrazioni, bloccarli finché erano isolati e prevenire la loro fusione col corteo? Sono sempre gli stessi, possibile che da Roma ci siano stati solo 12 arresti?!? DODICI??? Non ci credo che non siano riusciti ad isolarne e arrestarne molti di più! Dice bene il ducaIl Parroco della Cattedrale di Londra ha benedetto i manifestanti perché è giusto quel che fanno, d’altronde Gesù sta dalla parte dei poveri, non dei banchieri. In Italia, è solo Draghi a dire che le ragioni della protesta (quella pacifica intendo) erano condivisibili, il parroco di San Pietro?

Un linguaggio comune

Un gran pezzo di Ugo Mattei. Almeno per tornare a parlare di cose serie e per leggere in questo momento politico persone, sigle e informazioni.Un linguaggio nuovo è ciò che riduce ad unità le battaglie politiche di dimensione globale per i beni comuni che oggi si ritrovano in piazza. In Italia di queste battaglie e della produzione di questo linguaggio il manifesto è stato in questi anni protagonista, fino ad essere riconosciuto esso stesso come un bene comune. Queste battaglie, dall’acqua all’Università, dal Valle di Roma al no Tav della Val Susa, dall’opposizione ai Cie ai Gruppi azione risveglio di Catania, sono declinate in modo diverso nei diversi contesti, ma fanno parte di uno stesso decisivo processo costituente. Muta la tattica ed il suo rapporto con la legalità costituita. Resta costante la strategia costituente che immagina la società dei beni comuni. Ovunque si confrontano paradigmi che travolgono la stessa distinzione fra destra e sinistra, consentendo vittorie clamorose come quella referendaria su acqua e nucleare. Il paradigma costituito fondato su un’idea darwinista del mondo che fa della crescita e della concorrenza fra individui o comunità gerarchiche (corporation o Stati) l’essenza del reale. La visione opposta, fondata su un’idea ecologica, comunitaria solidaristica e qualitativa dello sviluppo, può trasformarsi in diritto soltanto con un nuovo processo costituente, capace di liberarsi del positivismo scientifico, politico e giuridico che caratterizza l’ordine costituito da cinque secoli a sostegno del capitalismo che ancora colonizza le menti e i linguaggi. Il modello costituito è sostenuto dalla retorica sullo sviluppo e sui modi di uscita dalla crisi, che i media capitalistici continuano a produrre, nonostante la catastrofica situazione ecologica del nostro pianeta. L’insistenza mediatica è continua e spudorata ma progressivamente meno seducente e le forze costituenti costruiscono nella prassi quotidiana un mondo nuovo e più bello. 

Radicali liberi

Sono d’accordo con Massimo sulla sfacciata passeggiata di Pannella tra il corteo di Roma. “È molto evidente l’intento provocatorio dell’anziano politico, un misto di sfacciataggine, non violenza, pelo sullo stomaco ed aterosclerosi. Poi immediatamente dopo mi colpisce la violenza e la mancanza di freni inibitori dei suoi contendenti che fa disperare sul futuro di questo paese: che per sputare in faccia di un uomo di 80 anni ce ne vuole”.

Ora tocca a noi

Nel Castello di Rio Maggiore (SP) abbiamo messo in moto il nostro “modo”. Che non punta a diventare eclatante e fascinoso ma è costruito con le persone, le pratiche e le idee sui territori. Almeno per provare a prendere le distanze dai (troppi) movimenti che sono scendiletto di partito o comitati elettorali camuffati per il prossimo salto prima di fine mandato. Perché la richiesta che ci arriva è soprattutto di serietà, di spegnere questa arroganza di volere essere sempre parte di tutto in attesa che cada addosso una leadership e soprattutto di parlare di soluzioni. E di un pensiero che diventi collettivo piuttosto che un cognome per i prossimi santini elettorali. Perché in un momento in cui servirebbe una responsabile riflessione nel centrosinistra succede che le lepri sono già in corsa verso il traguardo e qualcuno si mette in scia per un posto buono; e così si vedono in giro gli abbracci di neoliberisti giovani e democratici con politici sulla cresta che invocano il default. In una sconnessione che accetta il dogma berlusconiano per cui la ricetta giusta è semplicemente una credibile miscela di facce. Adesso tocca a noi, ci mettiamo in marcia. Qui la cronaca della giornata:



La Spezia
. L’incontro pubblico avvenuto ieri nel Castello di Riomaggiore tra alcuni esponenti del coordinamento spezzino di SEL ed il Consigliere Regionale lombardo Giulio Cavalli, oltre a rinsaldare un forte rapporto di amicizia, ha gettato i presupposti per rilanciare un nuovo approccio culturale al problema della crisi economica, sociale e politica che affligge il nostro paese.
SEL intende parlare agli indignati, a coloro che sono stati trascesi dalla verticalizzazione dei processi sociali, scavalcati dagli apparati economici che hanno deformato e manipolato l’autonomia della politica e dei suoi contenuti. “Sottolineiamo che la nostra identità è riconducibile a ragionamenti etici, idee e programmi sviluppati attraverso la costante partecipazione dei cittadini” – spiega Nicola De Benedetto, membro del coordinamento provinciale del partito di Nichi Vendola. “Non ci sarà dunque possibile, in nessun contesto e in nessuna forma, accettare l’imposizione di dialettiche personalistiche o di sterili manovre d’apparato, poiché abbiamo sinceramente ritenuto di doverne necessariamente prescindere dal momento in cui abbiamo iniziato il nostro discorso politico, rivolto unicamente al raggiungimento del bene comune, alla costruzione di una nuova visione sociale e al futuro delle nuove generazioni”.
“Crediamo di poter esercitare all’interno della coalizione di centro-sinistra un ruolo centrale nel processo di trasformazione del linguaggio politico e di delineazione di una nuova idealità, nel convincimento che l’intransigenza con cui declineremo i presupposti della nostra alleanza possa dissuadere dal voler preservare logiche strumentali ormai chiaramente estranee alla dignità del discorso politico”.
“Siamo convinti che nel centro-sinistra ci siano sufficienti intelligenze per comprendere che occorra fermarsi un momento e riflettere. In questo momento storico alcune abitudini, stratificate per via dell’automatica cristallizzazione di meccanismi politicamente inaccettabili, vanno superate con uno slancio ideale rivolto all’esplicita richiesta di aiuto che proviene dalla società civile”.
“Ripartiamo dalle idee e dalla coerenza che si rendono oggi necessarie per governare una società resa culturalmente ed economicamente vulnerabile da un liberismo cieco, postmoderno ed incautamente relativista che la politica ha ampiamente sottovalutato.
Torniamo ai valori e alla capacità di sognare di poter cambiare le cose. Soltanto così parleremo alle piazze che stanno disperatamente chiedendo risposte”.

La poesia nelle fragilità

E’ (come spesso succede) nelle parole di Io Scorfano sul suo blog: Ci sono ragazzi silenziosi, in ogni classe. Sono persone forse timide, forse semplicemente un po’ riservate, nel loro stare in mezzo agli altri. I più sono anche studiosi: li chiami e sono preparati; svolgono test e verifiche con ordine, alcuni in modo eccellente, altri semplicemente in modo sufficiente. Fanno sempre i compiti. E se per caso, un giorno, non li hanno potuti fare, te lo dicono con grande ansia malcelata, aspettando che tu li punisca in modo definitivo e perentorio.
È difficile che questi ragazzi siano persone brillanti; è anche molto difficile che lo diventino. Non intervengono mai durante le lezioni e le discussioni, non sono capaci di fare la battuta giusta al momento giusto, non sanno nemmeno fare un po’ di polemica, neppure quando avrebbero ragione e potrebbe loro convenire; non sono mai vestiti troppo alla moda, non godono di nessun successo presso i loro coetanei, in particolare presso i coetanei dell’altro sesso.
  Hanno il loro piccolo giro di amici, sempre gli stessi due o tre, con cui si chiamano al pomeriggio, con cui a volte si incontrano per fare insieme gli esercizi di matematica. Non saranno mai rappresentanti di classe o di istituto, per il semplice motivo che nessuno li voterà mai, non tra i quattordici e i diiciotto anni.

Il pensiero condiviso della piazza?

Luca De Biase, condivisibile o meno ma sicuramente intelligentemente curioso:
Per arrivare a un pensiero condiviso, la riflessione deve essere empirica e metodologicamente corretta. Ma coraggiosa e orientata all’azione. L’impostazione è di lungo termine anche nel momento in cui è necessario – come ora – affrontare problemi urgenti. Bisogna dire che cosa si vuole ora, esprimendo con chiarezza una visione: perché ogni visione si realizza a partire da ciò che si fa ora; e tra le cose che si fanno ora, solo quelle che perseguono una visione hanno la possibilità di incidere davvero. Ihmo.

Il metodo Cossiga

“Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno. In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito. Gli universitari invece lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Nel senso che le forze dell’ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì.” (F. Cossiga)

Lo spontaneismo è sempre controproducente

A vederlo assaltare un autoblindo, ti viene il sospetto che si tratti di un infiltrato. Solo quando è morto, e gli scopri il volto, t’accorgi che si trattava di un ragazzo. Anche un bravo ragazzo, a detta di sua madre e dei suoi amici. Dovresti sentirti un verme: come hai potuto sospettare che si trattasse di un agente mandato in piazza a creare disordini? Devi deciderti: o smetti di sospettare che una pacifica protesta possa degenerare in altro solo a causa di un piano ordito da chi vuole sabotarla, e allora con coerenza devi mandare a cagare la madre e gli amici del ragazzo morto, o con animo sereno e onesto accetti l’evidenza che nessuna protesta può essere tanto pacifica da dare piena assicurazione che resti tale. In altri termini: o metti in discussione le ragioni della protesta, quali che siano, o metti in discussione il dogma della nonviolenza. Malvino sui fatti di ieri.

Parassiti da corteo

La questione principale è un’altra. E’ la questione delle pratiche. Che devono essere condivise. Non si parassita un corteo che ha altri obiettivi e convocato con altre pratiche, non gli si impone la propria minoritaria presenza. Questa è la violenza peggiore. Imporre agli altri le proprie pratiche. Prendendo la testa in 300 di una manifestazione di 300mila persone e segnando il destino di quella manifestazione. E’ una questione di democrazia. Sommamente significativo che il grosso dei No Tav – i temibili valsusini! – li hanno contestati. In Val di Susa, per dire, nessuno era andato a dire che queste erano la pratiche della giornata. Eppure lassù sono abituati anche a certe pratiche conflittuali – solo, però (e si torna al primo punto), se sono sensate, “razionali rispetto allo scopo”. Marco Rovelli su Nazione Indiana.