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Servizio pubblico

Può piacere o non piacere, si può essere d’accordo o meno, ma che qualcuno decida di metterci la faccia e di chiedere dieci euro per continuare a fare il proprio lavoro è lineare all’autodeterminazione di parola. E in una televisione che utilizza il “porcellum” nelle proprie scelte e nella programmazione l’esperimento di Michele Santoro è una verifica importante per lo stato di salute e di lotta della rete. Perché ogni tanto oltre che difendersi sarebbe il caso anche di prenderli in contropiede. E non riesco a non augurargli (e augurarci) che sia il primo azzardo che apra la strada a un metodo.

Milano brucia

Scendendo sabato pomeriggio dall’ultimo cavalcavia dalla Milano-Meda, lungo viale Enrico Fermi, il biglietto da visita della città erano le fiamme. Divampate dalla palestra del centro sportivo Ripamonti di via Iseo, sotto sequestro fino a luglio scorso per infiltrazioni mafiose. Fiamme alte e dolose, appiccate verso le 17.30, quando qualcuno è entrato spaccando un vetro della porta di emergenza: ha raggiunto la palestra del primo piano e, dopo aver versato combustibile in diversi punti della sala, al centro e lungo il perimetro, ha innescato l’incendio. A ulteriore prova del dolo, i vigili raccontano degli estintori svuotati e dell’impianto idrico chiuso. Succede in pieno giorno a Milano. E, per la cronaca, fino alla chiusura delle indagini e al ritrovamento di (eventuali) tracce che possano portare ai mandanti questo incendio non finirà nelle statistiche ufficiali della criminalità organizzata: quelle statistiche che qualcuno continua a sventolare per tranquillizzare (chissà poi chi, veramente). Per la cronaca, la storia recente racconta della convenzione stipulata dal Comune con la società Milano Sportiva, presieduta da Massimiliano Buonocore, figlio di Luciano uno dei fondatori del Pdl, e finita al centro dell’indagine «Redux-caposaldo» del Ros dei carabinieri. Secondo il giudice Giuseppe Gennari, infatti, «era chiaro il controllo ‘ndranghetista del centro sportivo, da parte del clan Flachi».

Come un muffoletto di pane

Era una notte che faceva spavento, veramente scantusa. Il non ancora decino Gerd Hoffer, ad una truniata più scatasciante delle altre, che fece trimoliare i vetri delle finestre, si arrisbigliò con un salto, accorgendosi, nello stesso momento, che irresistibilmente gli scappava. Era storia vecchia, questa della scappatina di pipì: i medici avevano diagnosticato che il picciliddro era lento d’incascio, cioè di reni, fin dalla nascita e che quindi era naturale che si liberasse a letto. Ma il padre, l’ingegnere minerario Fridolin Hoffer, da quell’orecchio mai aveva voluto sentirci, non si dava pace d’avere messo al mondo un figlio tedesco di scarto, e quindi sosteneva che non si trattava di cure ma di kantiana educazione della volontà, per cui ogni mattina che Dio mandava in terra si metteva a ispezionare, sollevando coperta o lenzuolo a secondo di stascione, il letto del figlio e, infilata la mano inquisitoria, al subito immancabile vagnaticcio reagiva con una potente timbulata al bambino la cui guancia colpita a vista d’occhio pigliava a gonfiarsi come un muffoletto di pane ad opera di lievito di birra.
[Andrea Camilleri, Il birraio di Preston, Sellerio di Giorgianni]

L’idiosincrasia per le donne, le macerie e il Nobel

In Parlamento invitano una deputata “a farsi scopare, B. riunisce in crocchio i suoi camerieri schiacciabottoni per raccontare l’ultima barzelletta aprisinapsi e lancia il partito della gnocca. E il timore più buio è quello di scoprirsi impermeabili alla sconcezza che non sta solo nelle parole ma nell’immoralità esibita come un vanto, è la distanza culturale che stiamo accumulando verso il basso dal resto del mondo spinta in un gorgo dove stiamo con i disadattati culturali, gli ignoranti fieri, i persecutori del bello per vendetta sui propri limiti. La sfida è politica nel senso meno istituzionale e amministrativo di questi ultimi cinquant’anni: la resistenza sta nel ricordare, studiare e tramandare i limiti della decenza e della tollerabilità come ossigeno necessario per non marcire. Forse non si tratta nemmeno più di alfabetizzare al senso comune, oggi c’è proprio da stringersi per fotografare leggi e valori e chiuderli nel cassetto della cucina per non essere complici di questi anni di dispersione.

Se fosse un gioco di segni più o di segni meno, mi terrorizza (senza iperbole, perché è proprio terrore di non essere all’altezza) l’idea di non riuscire nemmeno a ricordarci tutti i nei da correggere, i commi da ricancellare, le parole da recuperare, di non essere più capaci di ricostruire almeno quello che è Stato. Per quanto possiamo eleggerci sentinelle siamo tutti sotto il pericolo cruciale dell’ammaestramento.

E lì fuori, dove l’economia arranca come da noi ma è uno scoglio collettivo, dove le leggi ‘bucano’ come da noi ma sono opportunità in continua evoluzione, dove i governi sbagliano come da noi ma sono obbligati al tessuto democratico, lì fuori si prendono il Nobel tre donne tre “per la loro lotta non violenta per la salvezza delle donne e per i diritti di partecipazione delle donne in un processo di pace”. Mentre questi quattro stracci parlamentari starnazzano di puttane, scopabili e barzellette, Ellen Johnson-SirleaLeymah Gbowee e Tawakkul Karman vengono premiate “per il rafforzamento del ruolo delle donne, in particolare nei paesi in via di sviluppo”. Però per essere un paese in via di sviluppo bisogna essere inferiori ma responsabilmente impegnati, potenziali e volenterosi: e allora noi non siamo un paese in via di sviluppo.

pubblicato su ILFATTO QUOTIDIANO

Con la cultura non si mangia

Ma per l’ottavo anno il “circuito dei teatri della contemporaneità”, promosso da Cada Die Teatro, Bocheteatro, Rossolevante, La Maschera e Sine Nomine Theatrum, e da nove comuni dell’isola – Cagliari, Dorgali, Lanusei, Orosei, Serrammanna, Serrenti, San Sperate, Tortolì e Ulassai, ripropone il valore di un teatro che affronta e indaga il presente in 32 appuntamenti. All’appello di questa coraggiosa “rete” tessuta tra compagnie e comuni (alcuni dei quali fuori da altri circuiti) mancherà quest’anno Nuoro, che sconta non solo l’assurda penuria di risorse per il teatro – meno di 20.000 euro – ma persino la difficoltà di tenere aperto l’Eliseo. E questo nonostante “la dotazione regionale alta”, come ha sottolineato durante la presentazione di ieri Giovanni Carroni di Bocheteatro, parlando di “un rapporto disturbato con la Regione” da parte del capoluogo barbaricino (e il 15 del caso Nuoro si parlerà al Valle di Roma). Le informazioni le trovate qui, noi ci vediamo lì.

Anna Stepanovna Politkovskaja e il bavaglio nelle sue declinazioni

Sono una reietta. È questo il risultato principale del mio lavoro di giornalista in Cecenia e della pubblicazione all’estero dei miei libri sulla vita in Russia e sul conflitto ceceno. A Mosca non mi invitano alle conferenze stampa né alle iniziative in cui è prevista la partecipazione di funzionari del Cremlino: gli organizzatori non vogliono essere sospettati di avere delle simpatie per me. Eppure tutti i più alti funzionari accettano d’incontrarmi quando sto scrivendo un articolo o sto conducendo un’indagine. Ma lo fanno di nascosto, in posti dove non possono essere visti, all’aria aperta, in piazza o in luoghi segreti che raggiungiamo seguendo strade diverse, quasi fossimo delle spie. Sono felici di parlare con me. Mi danno informazioni, chiedono il mio parere e mi raccontano cosa succede ai vertici. Ma sempre in segreto. È una situazione a cui non ti abitui, ma impari a conviverci: erano queste le condizioni in cui lavoravo durante la seconda guerra in Cecenia, scoppiata nel 1999. (da Il mio lavoro a ogni costoInternazionale, 26 ottobre 2006)

Il partito senza prese per il culo

Claudio Fava oggi immenso su Il Fatto: Luca Cordero marchese di Montezemolo ci fa sapere che non vuole un partito dei padroni ma intende fondare un movimento popolare. Peccato. In un tempo in cui tutti vogliono fondare nuovi partiti rigorosamente popolari (a suo modo lo è anche “Forza Gnocca”, battezzato ieri dal Cavaliere), la notizia sarebbe stata un padrone che vuole fare il partito dei padroni. Se non altro servirebbe a prendersi un po’ meno per il culo.

Politicamente scorretto

Anche quest’anno ci vediamo a Casalecchio di Reno, con “L’Innocenza di Giulio – Andreotti non è stato assolto” che andrà in scena il25 novembre e che aprirà la rassegna teatrale “Politicamente Scorretto va a teatro” in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione. Il programma come sempre è ricchissimo e l’evento lo potete seguire anche in streaming. Carlo Lucarelli, don Luigi Ciotti, Giuseppe Pignatone, Giancarlo Caselli, Pina Maisano Grassi alcuni tra gli ospiti della VII edizione che accenderà in particolare i riflettori sulle infiltrazioni mafiose al Nord.

Buone notizie: commissione antimafia a Pavia

Sono piccoli mattoni che si appoggiano con il cemento dell’impegno coordinato, insistente e consapevole. Dietro alle serate (tante) che mi capita di frequentare in giro per l’Italia c’è la luce dell’entusiasmo di comunità piccole o grandi che decidono di intraprendere un cammino obbligatoriamente collettivo. Sale sistemate con la cura di una serata importante, con l’apprensione paterna davanti alla porta per stringere le mani e aspettarsi spettatori spesso inaspettati. A Siziano è andata così, con la diligenza di chi tiene in mano un germoglio. E il giorno successivo c’è la soddisfazione di vedere la scintilla che ha acceso il dibattito e chiesto strade per disegnare il futuro. Chissà se i tanti cittadini che organizzano resistenza si rendono conto di essere gli avamposti fondamentali di questo tempo. Come gli amici di Siziano e i tanti altri in qualsiasi piccolo posto con i volantini in mano.

«In Provincia si farà una commissione antimafia»

• SIZIANO

Sarà istituita una commissione provinciale antimafia. Lo annuncia il presidente Daniele Bosone che sottolinea la necessità di un osservatorio sulla legalità. “E’ uno dei punti inseriti nel nostro programma elettorale – spiega Bosone – ed è fondamentale in una provincia dove si sono verificati preoccupanti fenomeni criminosi”. E a parlare della commissione era stato anche l’assessore provinciale al bilancio Franco Osculati mercoledì sera, in una sala consiliare gremita di personeo venute ad ascoltare Giulio Cavalli invitato da “La fabbrica di Nichi” a discutere di mafia. L’attore e consigliere regionale che da anni nei suoi spettacoli denuncia le cosche del malaffare, quelle infiltrate al nord, l’altra sera ha voluto essere a Siziano. Un sala zeppa di cittadini di questa terra di confine, ad un passo da Milano, ma troppo vicina a quella Pavia che ha scoperto legami stretti con la criminalità organizzata. E Cavalli ha spiegato. Ha parlato della “necessità della ‘ndrangheta di ammalare la comunità per riuscire ad infiltrarsi e ad agire meglio”. Ha chiesto di “indignarsi, di alzare il livello di intolleranza, di pretendere legalità”. Ha sottolineato il ruolo delle istituzioni “è da loro e non è dai comitati che deve arrivare la lotta alla mafia nei fatti” e ha puntato il dito contro gli amministratori comunali e provinciali che “devono essere le sentinelle del territorio”. Appalti e malaffare. Un connubio che si vede nei tanti capannoni inutilizzati, nelle case costruite e rimaste invendute, nei centri commerciali. E tra il pubblico vi era l’assessore Laura Baronchelli che da dieci armi lotta contro il grande insediamento commerciale. E poi il sindaco di Siziano, Massimiliano Brambilla che ha voluto far sapere che “quel controllo lo stiamo già facendo”. “Abbiamo anche cercato di modificare le regole degli appalti”.

Stefania Prato (da LA PROVINCIA PAVESE)