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Generazioni

Lo scrive Claudio Cicali nel suo profilo g+

Oggi in ospedale, mentre aspettavo il turno, ascoltavo degli anziani che parlottavano di malanni e vari disastri. Ad un certo punto una signora se n’è uscita con una frase che mi ha lasciato (metaforicamente) a bocca aperta:
«Forse, ai giovani, bisognava dirgli più cose. Non tenersele per noi, dirgliele tutte»
Gli altri hanno annuito vigorosamente…

Trofei ciclistici padani

Primo premio un golem [‘Raffigura l’uomo-ciclista inserito in un territorio che è quello della padania. Il sole, forza pura, incombe su di lui, mentre sullo sfondo s’innalza il Cervino. Tutt’intorno il grano e l’abbraccio dei Golem, simbolo della comunità che accoglie quest’uomo eccezionale’], al secondo un coso [‘ha la forma di uno scudo, ma anche di una vanga’], al terzo una piramide a forma di M [‘diretta derivazione con l’alfabeto runico, e rappresenta lo spirito puro del cavaliere che corrisponde con quello sportivo in sella al suo cavallo meccanico’(].

(Grazie a Cristiano)

Genio

Ho sempre ritenuto geniale Maurizio Milani. Per questo non mi stupisce la sua sparizione televisiva. Ma se andate a cercarlo lascia sempre a bocca aperta.

Questa rubrica era nata per far innamorare una ragazza. A distanza di 5 anni lei non ha ceduto. Anzi, oggi sposa un altro (un mio collega con rubrica sul Foglio). Pensare che lei non leggeva il Foglio, quando ho iniziato a collaborarci le ho attaccato il vizio di leggerlo. Mai avrei pensato che si innamorasse di un’altra rubrica. Adesso la sposa. La rubrica viene sospesa mestamente. Pensare che ero innamorato come un cane. Comunque lei era già fidanzata. In 5 anni ha cambiato 5 morosoni. Non è da escludere che il mio collega del Foglio sia lasciato dopo le nozze. (Maurizio Milani sul Foglio di oggi)

Si sbilancia anche la Svizzera

Sull’imbecillità di questa manovra anche gli svizzeri perdono il loro leggendario aplomb. Ora Berlusconi cerca – improvvisamente – di spacciarsi per un grande statista, che, per salvare la nazione dalla cattive conseguenze della speculazione e della crisi causata dall’estero, persegue un programma di draconiana austerità. E non si ferma nemmeno davanti alla bugia che non avrebbe messo le mani nelle tasche degli italiani e quindi che avrebbe fatto ricorso al «contributo di solidarietà» previsto inizialmente per i redditi più alti. In realtà il «piano di austerity» procede non solo con massicci tagli alla spesa pubblica, ma, soprattutto, con le entrate fiscali. Se volete farvi del male l’articolo completo lo potete leggere qui.

Comunione e Liberazione vista da un prete

“E’ giunto il momento di affermare: in Italia è nato un regime consolidato, al tramonto di Berlusconi, i neri di tutte le specie vanno al loro Sabba. E’ il capitalismo che accellera l’avanzata della sua mostruosità. LA DIGNITA’ DEL LAVORO E’ COLPITA MORTALMENTE! Il Baluardo del Regime è Comunione e liberazione! Al Posto di Liberazione hanno messo Lottizzazione .CL cercherà di stringere attorno a sè il potere,con destra estrema e con pezzi sparsi in tutti i partiti di centro sinistra,con il sostegno delle parti reazionarie delle istituzioni e consistenti strati della chiesa.Ci rimane LA PIAZZA!” Lo dice Don Gallo, grazie a Dio.

Licenziamoli per giusta causa

La deroga all’articolo 18 non è solo l’ennesimo attacco alla Costituzione di un Governo che, morbido con gli amici, cerca di recuperare spessore affondando i lavoratori per mostrarsi muscolare e compatto. Le mani sull’articolo 18 preoccupano perché raccontano soprattutto cosa pensano di noi questi dirigenti politici, spostando ogni giorno di qualche metro più in là il confine di ciò che fino a qualche ora prima era universalmente considerato intollerabile. Perché la malattia più grave, oggi, è riconoscersi educati allo scippo: come se fosse l’inevitabile dazio da pagare per servire il Paese. E così abbiamo confuso fedeltà con servilismo, solidarietà con debolezza, stato sociale con sopravvivenza, confondiamo i diritti con i servizi e sviluppo con necessaria demolizione.

In questa marmaglia di mediocri, i nuovi moderati sono invece i nuovi mediatori dello scippo: quelli che non rincorrono il ladro per prenderlo a borsettate sul grugno, ma ci invitano a valutare come si potrebbe scippare in modo più indolore e più equo. Ci invitano a parlare di manovra come se fosse un atto politico e non per quello che è: la proterva eiaculazione di un vecchio ladro infeltrito che sbava contro le categorie nemiche come un bambino dispettoso. E insieme alla sua corte di gnomi può sorridere quotidianamente per avere superato ancora l’inosabile; può sperare di essere ancora credibile con i suoi amici (se non comprandoli come al solito) affogando gli avversari.
La parabola di Berlusconi è la parabola di due stati che si combattono: uno è lui in persona, l’altro è lo Stato.

Eppure educare un popolo allo scippo non gli è nemmeno stato difficile: gli è bastato coprire le macerie della degenerazione etica e morale con il sogno sempre acceso di una libertà individuale he ha assunto le forme di impunità pressoché garantita. E ogni volta che i suoi “avversari” politici (che mai nella storia della Repubblica sono stati così mansueti da sembrare semplicemente scenografici) si sono infilati nelle pieghe di impunità per salvarsi, il progetto politico di Berlusconi è apparso “inevitabile”.

Diceva Pasolini che “la Resistenza e il Movimento Studentesco sono le due uniche esperienze democratico-rivoluzionarie del popolo italiano. Intorno c’è silenzio e deserto: il qualunquismo, la degenerazione statalistica, le orrende tradizioni sabaude, borboniche, papaline”Oggi il silenzio e deserto è anche il desiderio irrefrenabile di diritto all’impunità, l’accettazione di una rappresentanza che sa rappresentare nulla più che se stessa e l’indignazione che non riesce ad accendersi, strutturarsi e diventare coscienza collettiva.

In un bel post, Luca De Biase scrive: “La parola ‘rappresentare’ vive sia nell’ambito della politica che in quello dell’informazione. Se i politici ci rappresentano fanno qualcosa di più preciso di essere semplicemente eletti. E se i giornali ci rappresentano fanno qualcosa di più preciso di essere semplicemente letti. Perché ci sia rappresentanza occorre una sorta di corrispondenza tra quanto dicono, i politici e i giornali, e quanto accade davvero al loro rispettivo ‘pubblico’”. Se non si riconosce più la discrepanza, ci si è abituati allo scippo.

L’articolo 416 del nostro codice penale ci racconta come un’associazione a delinquere esista quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti, si riconoscono per la stabilità dell’accordo, per il vincolo associativo destinato a perdurare anche dopo la commissione di singoli reati specifici e per l’esistenza di un programma di delinquenza volto alla commissione di una pluralità indeterminata di delitti. Proviamo ad uscire dal recinto penale e rileggere l’articolo nel recinto delle opportunità civili e della sopportazione civile: finché respira ancora, l’articolo 18 sarebbe già una giusta causa per licenziarli.

DA IL FATTO QUOTIDIANO

Angelo Vassallo

Vivo e servo i cittadini da Sindaco pescatore, ma devo constatare che i nemici dello Stato e delle Pubbliche Istituzioni mangiano del suo pane e vivono dei sacrifici della gente che lavora, ed è stufa.

“Noi dobbiamo fare le cose che non si vedono, quelle che non portano voti subito, non perdiamo tempo dietro a piazze e spettacoli. Noi dobbiamo prima costruire le fogne e tenere il mare pulito”

Angelo Vassallo

La coerenza dei servi

Quando si mette in discussione è la lampadina del tonfo che verrà. “Non mi sognerei mai di mettere becco nel suo modo di divertirsi, di stare con le donne, di considerare amici e amiche nelle ore libere, vorrei anche vedere” (Il Foglio, 1.11.2010). Oggi, si legge “dovrebbe vivere con intorno un mucchio di gente seria e responsabile, e ce n’è parecchia tra i suoi collaboratori, che abbia il potere di dirgli no, quella telefonata non la deve prendere, no, quell’operazione sottopelle è troppo a rischio, no, quello non è un tipo affidabile”(Il Foglio, 4.9.2011). (Grazie a Malvino per la segnalazione)

Risarcite il pendolare

L’ha deciso un giudice. Ed è una buona notizia perché apre una strada percorribile: se la politica non risponde al citofono si bussa alla Giustizia. Poi voi scegliete dove sta l’incapace. Ha viaggiato male, alla fine l’ha fatto gratis, non è una consolazione ma intanto è una sentenza. Con la probabilità che altri viaggiatori organizzino una class action, un sistema di azioni per una tutela collettiva di rimborso. L’esempio (il modello) c’è. Una pendolare ha fatto causa per soppressioni, sporcizia e sovraffollamento dei convogli. Il giudice di pace le ha dato ragione. Trenitalia dovrà restituire i soldi degli abbonamenti per il periodo incriminato (un anno, 500 euro) e risarcirla dei danni morali: le condizioni di viaggio erano «gravemente umilianti».

Ci voleva WikiLeaks?

Un cablo riservato rilasciato da Wikileaks dice: la criminalità organizzata è, per il Sud Italia, uno dei più grossi ostacoli alla crescita economica ed alla stabilità politica; nonostante questo i politici italiani, per varie ragioni, sono incapaci se non riluttanti a fronteggiarla in maniera valida. Tra tutti gli elementi sociali coinvolti nella lotta al crimine organizzato, i politici, molti dei quali devono la loro sopravvivenza proprio alla mafia, sembrano essere i meno interessati a trovare una soluzione. Fino a quando questa situazione non cambierà, persino le azioni di polizia più efficienti (e ve ne sono molte che hanno dell’eccezionale) non saranno in grado di cambiare il corso degli eventi. Con tutta la stima e la simpatia per Assange le stesse cose si ripetono nei campi di Libera, nelle iniziative di Addiopizzo, negli incontri di Ammazzatecitutti! e in altri centinaia di comitati da qualche decina d’anni. Basterebbe ascoltarli. E magari sprecare qualche articolo in più.