I poveri di Lollobrigida, la castrazione chimica di Salvini e il nostro analfabetismo – Lettera43
Basterebbe imparare leggere e scrivere, imparare a capire. Tutte quelle cose che si insegnano a scuola, ma che risultano poco moderne perché le scuole qualcuno le vorrebbe semplicemente come preambolo per entrare più lubrificati nel mondo del praticantato prima di svoltare sul mondo dello stage per poi finalmente essere nel circolo ufficiale dello sfruttamento. Se imparassimo a leggere – e quindi a scrivere – sapremmo per esempio che rovesciare la realtà è un gioco sporco. Ci si stupisce per esempio che il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida dica che «i poveri mangiano meglio dei ricchi perché trovano qualità a basso costo». Eppure non è niente di diverso dall’aria che tira su questo Paese ormai da anni: i poveri indolenti, i poveri colpevoli, i poveri che si lamentano ma non agiscono. Ingredienti diversi della stessa solfa: i poveri privilegiati perché hanno una “vita più facile” e “meno problemi” è una teoria proclamata sotto traccia da anni.
Il ministro Lollobrigida: “In Italia i poveri mangiano meglio dei ricchi” pic.twitter.com/h6hN3Wg4kN
— Il Grande Flagello (@grande_flagello) August 24, 2023
La corruzione di una società: disprezzare quelli che hanno fallito nella vita
Lollobrigida non ha inventato nulla: ha ripetuto lo stesso schema, semplicemente con meno padronanza delle parole dei suoi amici e dei suoi predecessori. Basterebbe avere letto Adam Smith (che dovrebbe essere un mito per la destra, se leggessero) che nel suo libro Teoria dei sentimenti morali scriveva che la corruzione del carattere consiste nell’ammirare i ricchi e disprezzare i poveri, invece di ammirare i saggi e le buone persone e disprezzare gli stupidi. Questa è la corruzione di una società, secondo Smith: quando una società disprezza quelli che hanno fallito nella vita, quelli che hanno avuto cattiva sorte. Se imparassimo a leggere, a scrivere, a capire e a studiare avremmo archiviato Lollobrigida come un pessimo esecutore di una furfanteria generale.
Non c’è nessun problema sociale, nessuna oggettificazione sessuale…
Stesso discorso per le reazioni allo stupro di gruppo di Palermo. Il tentativo di alienare un problema per non doversene fare carico. Per il ministro Matteo Salvini la proposta della castrazione chimica serve più di tutto a descrivere come patologico un maschilismo fisiologico: se quelli sono semplicemente dei “malati” allora non gli toccherà farsi carico dei diritti reclamati dai movimenti femministi. Esistono solo i reati, non esiste un problema culturale. Stesso schema per la ministra Eugenia Roccella: «Colpa della pornografia». Sottotesto: non c’è nessun problema sociale, non c’è nessuna oggettificazione sessuale. Il male, quindi, viene “da fuori”, il tessuto è sano. Se si riesce a indicare come colpevole un agente esterno sostanzialmente ci si autoassolve. Così hanno fatto.
21 agosto 2023 Salvini rilancia la castrazione chimica. «Per stupratori e pedofili, italiani o stranieri che siano, carcere e castrazione chimica. Punto». pic.twitter.com/gn8O8q0eOU
— Gerry Ant (@GabrielMaldini9) August 21, 2023
Putin diventato “il comunista” per la stampa di destra dalla memoria corta
Altro esempio del gioco sporco, in malafede, di una propaganda che sarebbe facilissima da smontare: Vladimir Putin. Qualche giorno fa un quotidiano nazionale molto compiacente con questo governo ha titolato in prima pagina a proposito della morte di Prigozhin “I comunisti fan così, la vendetta di Putin”. Si lascia intendere che Putin sia quindi un “comunista”. Eppure la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è scusata poche ore fa (in piena febbre atlantista) per avere dato credito a Putin. Eppure è fresca nella memoria (di chi legge e di chi studia) la vicinanza tra Putin e Silvio Berlusconi (ve lo ricordate il lettone?) e Salvini che avrebbe scambiato «due Mattarella per un Putin» nel suo Paese. Quindi per la stampa di destra i leader dei partiti di governo erano follemente innamorati di un “comunista”? No, no. La malafede funziona se la memoria è corta e poco allenata. Come qui, da noi.
Camilleri e la lezione sugli analfabeti, totali o di riporto
Diceva lo scrittore Andrea Camilleri in un’intervista del 2010: «Secondo un rapporto coordinato dal linguista Tullio De Mauro, in Italia vi sono due milioni di analfabeti totali, 13 milioni di semianalfabeti, ossia che sanno fare solo la loro firma e poco più ma non capiscono ciò che leggono, altri 13 milioni di analfabeti di riporto, cioè che hanno perso un uso fluido della scrittura e della lettura. In totale, 28 milioni di italiani, su 52 milioni, sono sotto la soglia della sufficienza dell’alfabetizzazione. Nel momento in cui essi si recano a votare sulla base di che cosa esprimono il loro voto, su che cosa hanno basato le loro condivisioni? Sulla televisione. E basta. Ecco perché da parte del potere è assolutamente indispensabile che l’informazione sia univoca, indirizzata in un unico senso. Dopodiché la sparuta informazione libera dei giornali può essere limitata nella diffusione sul territorio oppure emarginata in modo che domini l’informazione condizionata». Nel 2019 Camilleri disse: «Non posso trattenermi dal dire che con il governo di oggi abbiamo un esempio lampante di mentalità fascista, quella del ministro Matteo Salvini. Quella è mentalità fascista, una delle forme di fascismo che può anche essere eletta democraticamente». Sapete cosa rispose Salvini? «Scrivi che ti passa».
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